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FIRENZE – “Ci Vorrebbe un Denis Verdini in ogni istituto penitenziario, così da fare un approfondimento sulle condizioni del carcere in Italia, che sono fuori da ogni norma:”. Così l’ex cappellano del carcere di Sollicciano commenta in modo ironico la visita in forma privata, qualche giorno fa, del vicepremier Matteo Salvini a Sollicciano, dove è richiuso il ‘suocero’ Denis Verdini (per aver violato gli arresti domiciliari), da cui è trapelata l’intenzione del leader leghista di fare un rapporto al Guardiasigilli Nordio sullo stato del carcere fiorentino. Tra le questioni da risolvere, ricorda don Russo, il tema del sovraffolameneto (10 mila detenuti in più rispetto alla capienza a livello nazionale), e l’alto tasso di suicidi per effetto delle condizioni “inumane” di detenzione, come peraltro stabilito su Sollicciano da molteplici ordinanza del magistrato di sorveglianza che nelle ultime settimane ha accordato importanti sconti di pena (fino a 2/300 giorni) per i detenuti richiusi. “Salvini ha riacceso i riflettori sul carcere, come già fatto dalle decisioni della magistratura” aggiunge don Russo: “Perché il Ministro Salvini non si informa anche alla Procura su che fine ha fatto l’esposto presentato da oltre 200 detenuti sulle condizioni di invivibilità del carcere, presentato un anno fa e di cui non si è più saputo nulla?”.