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FIRENZE – Visita della ministra del Lavoro, Marina Calderone, ieri al cantiere Esselunga dove sono morti cinque operai: Luigi Coclite (59 anni), Mohamed Toukabri (53), Taufik Haidar (43), Mohamed El Farhane (24) sono stati estratti dalle macerie, mentre di Boukzekri Rahimi (56 anni) si cerca ancora il corpo ma senza speranza di trovarlo in vita.
La Calderone non ha voluto parlare delle notizie che riferiscono di operai non in regola e non qualificato sul cantiere – due avrebbero avuto il permesso di soggiorno scaduto e quini no avrebbero neppure dovuto avere un contratto – dicendo che è il momento del “rispetto” per i morti. Quindi ha promesso un “pacchetto di misure” volte a rafforzare i controlli sulla sicurezza e contro sfruttamento e caporalato: “Faremo tutti i controlli necessari. Se ci sarà da intervenire anche per rendere ancora più incisive le norme si farà. Il governo non si sottrae a questo tema”. Riguardo all’ipotesi di introdurre il reato di omicidio sul lavoro la ministra non ha dato certezze: “Noi valutiamo tutto quello che serve per rendere più incisiva l’azione nel contrasto a tutte le forme di irregolarità” nel lavoro, “abbiamo già un sistema di sanzioni che attengono alle fattispecie dell’omicidio colposo. Ma se sul tema della sicurezza è necessaria una ulteriore riflessione, non abbiamo preclusione”.
Ad accompagnare la ministra e a sollecitare risposte dal governo c’erano anche il governatore Eugenio Giani e dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. “NNon si può parlare assolutamente parlare di condoni, né di flessibilità”, “occorrono iniziative concrete per dare una svolta al problema della sicurezza sul lavoro, che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa” ha detto il sindaco. “Credo – ha aggiunto – anche che la normativa europea in tema di appalti sia molto deficitaria, va cambiata la normativa comunitaria e anche le norme di attuazione. Va messo un limite chiaro e netto sugli appalti a cascata e sulla frammentazione delle ditte impegnate nei cantieri, criteri chiari sull’applicazione dei contratti”.
Il governatore Giani è tornato sulla necessità di “estendere ai cantieri privati le attività di controllo che riguardano quelli pubblici” e di arrivare a prevedere “forme di responsabilità più stringenti, come si è fatto per l’omicidio stradale”. “Per quello che possiamo fare a livello regionale – ha aggiunto – proporremo di estendere i protocolli che hanno avuto successo e che abbiamo rinnovato in giunta proprio poche settimane fa. E’ uno strumento che ha ben funzionato dopo la tragedia di Teresa Moda, l’azienda di Prato dove persero la vita otto lavoratori cinesi. Un’impostazione che abbiamo riproposto anche in altri settori come quelli del lavoro nelle cave e delle produzioni agricole, per il contrasto alle sofisticazioni”.