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FIRENZE – “Il sindaco faccia sentire la sua voce sulla situazione di Sollicciano”. E’ l’appello che lancia in una lettera al primo cittadino Dario Nardella il responsabile della pastorale per il carcere della Diocesi fiorentina ed ex cappellano del carcere, Don Vincenzo Russo, dopo che i fatti dei giorni scorsi (una rissa tra detenuti che ha causato 12 feriti tra gli agenti di custodia) hanno riportato in luce la situazione difficile anche da punto dell’ordine pubblico.
“Sollicciano è una città accanto alla città, separata, la cui disumanità cozza contro gli ideali e i principi dell’umanesimo che Firenze rappresenta” spiega don Vincenzo parlando a Novaradio, ricordando i problemi strutturali, le condizioni di invivibilità e le tensioni più volte denunciate. “Il sindaco come responsabile di tutti coloro che vivono la città deve intervenire, il Comune può fare molto. A partire dal Garante dei detenuti, che deve farsi sentire”.
Nella lettera si evidenzia il contrasto tra la “città di fuori” e il carcere, caratterizzato da un “degrado che viene da lontano” e non solo dalla mala gestio che spesso caratterizza il nostro sistema penitenziario. Si evidenzia la “piaga della droga e del suo spaccio” che si alimenta con la continuità e complicità fra i due mondi del dentro e del fuori, e che fa pensare a “filiere organizzate e strutturate” riferibili alla criminalità organizzata e sistemi di favoreggiamento che toccano anche i “piani alti e insospettabili”. Un fenomeno che coinvolge soprattutto soggetti fragili e giovani, e che è “proprio sintomo di un degrado ormai ben radicato”.
“Si è fatto ma occorre fare molto di più! Allo stesso modo, molto di più poteva e può esser fatto dalla figura del Garante Comunale, che per fortuna esiste, ma la cui voce si stenta a sentire e di cui non si percepisce, nei fatti, un’influenza sullo stato delle cose” conclude don Vincenzo Russo. Quello che invoca appellandosi al sindaco è “Una vera inversione di tendenza, un percorso contrario alla storia di degrado” a partire dall’esterno, dove vanno contrastati tutti “quei fattori che rendono la società generatrice di carcere”.