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“Il Centro per l’incongruenza di genere? Fondamentale per evitare ai giovani anni di sofferenze, silenzi e paure che ho patito io” – ASCOLTA

today25/01/2024 6

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    Asia Raoufi, 5 gennaio 2024

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FIRENZE – “Se ai miei tempi fosse ci fosse stato un Centro per l’assistenza a chi soffre di incongruenza di genere, mi sarei risparmiata 40 anni di sofferenza, silenzio, autorepressione e timori imposti dalla società. Ho sofferto di ‘disforia di genere’ o come preferisco chiamarla,  di ‘incongruenza di genere’, fin dalla tenerissima età: i miei fratelli mi raccontano che già a 2 anni non sopportavo che mi identificassero come maschio perché mi sentivo femmina. Durante l’adolescenza ho patito profondamente, nel vedere il corpo che cambiava, e ad esempio cresceva la barba. Da adolescente, alla fine degli anni ’80 mi rivolsi all’Asl in cerca di aiuto e cura per la mia sofferenza: all’ufficio Igiene Mentale mi dissero frequentare locali gay. Al cambio di sesso sono arrivata molto più tardi, a 48 anni, all’estero, al termine di un percorso lungo e complicato. Negli anni invece la medicina ha fatto enormi progressi e sono felice che i giovani di oggi abbiamo a disposizione l’assistenza di cui non ho potuto godere”.

A parlare ai microfoni di Novaradio è Asia Raoufi: di origine iraniana ma in Italia dai tempi dell’adolescenza, a 56 anni oggi è docente di Lettere in una scuola superiore di Pistoia. E transgender, dopo che nel 2018 ha deciso di compiere, con intervento chirurgico, quella che preferisce chiamare “evoluzione”. Raoufi parla per difendere, come tanti pazienti e famiglie in queste ore, l’esperienza del Centro per il trattamento dell’incongruenza di genere di Careggi (Crig) finito nella bufera delle polemiche politiche, dopo l’invio degli ispettori del ministero della Salute a seguito di una interrogazione del senatore FI Maurizio Gasparri. Al centro delle osservazioni, in particolare, i dubbi sulla correttezza nell’utilizzo dei farmaci per la cura ormonale – su tutti la triptorelina che blocca lo sviluppo sessuale per permettere ai malati di decidere successivamente su un’eventuale operazione chirurgica  – e l’assistenza psicologica dei pazienti adolescenti. Secondo il Ministero si tratta di “normali controlli”, ma Regione e AUO Careggi replicano: “Rispettate regole e protocolli”. Secondo Pd e Cgil si tratta di una “guerra ideologica”, mentre le associazioni del mondo Lgbtqia+ sono insorte contro quello che è definito un “intento persecutorio” del governo.

“Al Centro sono arrivata da adulta e oggi mi reco là ogni anno per una serie di visite, analisi e controlli. La terapia ormonale è attenta, i farmaci non sono mai dati con leggerezza. E l’assistenza psicologica è continua” racconta Raoufi spiegando che i medici del Dipartimento, dagli psicologi entro endocrinologi, siano per lei un sostegno irrinunciabile: “Mi hanno aiutata tantissimo, sia da punto di vista medico che psicologico, in molte fasi anche recenti della vita”. Un presidio di salute pubblica per tante persone quindi, secondo Raoufi, soprattutto per i giovani e gli adolescenti affetti dalla sua stessa malattia (perché tale è a tutti gli effetti riconosciuta): “Parliamo del futuro, di una vita, dell’emancipazione, della liberazione di un carcere che è il proprio corpo. Io devo gestire  zavorra di 40 anni alle mie spalle, vorrei che questo non accadesse a nessuno. Credo che ognuno abbia diritto a dare voce alla propria voce interiore, alla propria natura, alla sua vera indole. E quando abbiamo un Centro di questo genere ben venga, anzi deve essere tenuto come un fiore all’occhiello”.

Scritto da: Redazione Novaradio


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