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VIAREGGIO – “Il processo per noi è finito a questo punto come parti civili. Adesso c’è un passaggio esclusivamente per stabilire il calcolo della pena per determinati imputati. E’ stata accertata comunque la responsabilità civile e penale per gli imputati sia italiani che tedeschi. E’ comunque una sentenza storica perché sono stati condannati i manager di aziende statali: in Italia questo è un fatto davvero unico”. Così l’avvocato Gabriele Dalle Luche, parte civile coi familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio (Lucca) del 29 giugno 2009, commentando stamani a Viareggio la sentenza della Cassazione assieme ai rappresentanti dell’associazione dei superstiti e dei familiari delle vittime. “Per Viareggio è una sentenza storica – ha continuato l’avvocato -, importante per ciò che è stato ottenuto e per il lavoro fatto a suo tempo dalla procura di Lucca. Un concetto che vorrei ribadire è che anche coloro che hanno avuto certe imputazioni andate in prescrizioni restano comunque colpevoli per le loro responsabilità commesse”.
Il presidente dell’associazione Il Mondo che vorrei, Marco Piagentini – che nella strage ha perso la moglie e due figli di quattro e due anni, è rimasto gravemente ustionato lui stesso e ha dovuto osservare una lunghissima degenza e riabilitazione – in un drammatico passaggio ha dichiarato: “Quello che ho sofferto io nei sei mesi di ospedale non avrei sopportato un dolore simile per mia moglie e i miei figli, quindi ho preferito che sia finita così per le condizioni in cui versavano”. Subito dopo però ha affrontato di temi che fanno della sentenza su Viareggio una vicenda che interessa tutti: “Tutti gli imputati sono stati condannati – amministratori delegati di GATX, officine Jugenthal, Ferrovie dello Stato – e mi vergogno di coloro che hanno detto che questi hanno detto che erano i manager bravi di questo Stato. Domani non si scriva che non è stato un processo garantista perché ci sono voluti cinque anni di giudizio, e ce ne vorranno forse sette per avere giustizia. Hanno avuto tutti i modi per difendersi in giudizio, e chi li spalleggia non fa il bene di questo paese” ha detto ancora Piagentinim ricordando come la prescrizione è stata utilizzata da chi ha potere per evitare le condanne: “Per le accuse di incendio e omicidio colposo nessuno pagherà”. “Le sentenze sono state fatte per conto e in nome del popolo italiano” – ha scandito – adesso è un problema del Paese che riguarda il Governo e invitiamo il presidente del Consiglio ad esprimersi e rispettare le parole fin qui dette”, “chi è colpevole e responsabile deve pagare”.
“Le condanne in realtà ci interessano poco – ha aggiunto Piagentini – a noi interessa che il sistema cambino. Sta a chi legifera, al ministro delle Giustizia e a quello dei Trasporti. Ancora oggi non c’è tracciabilità dei mezzi rotabili, ancora oggi non si sa cosa circola sui carri e sotto i carri ferroviari. Brandizzo, piontello, Andria e Corato ma potrei citarne altri: come si fa a stabilire se le ferrovie italiane sono sicure?”. Infine Piagentini a propoisto di Mauro Moretti, Piagentini ha aggiunto: “Scriveremo al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio perché gli venga revocato il cavalierato del lavoro”
Unico condannato in via definitiva che ieri ha fatto il suo ingresso in carcere è stato Vincenzo Soprano, ai tempi amministratore delegato di Trenitalia, per scontare una pena di 4 anni e mezzo. Al suo avvocato, Alberto Mettone, che ieri ha detto “non è equo andare in carcere dopo 15 anni per un reato colposo”, la vicepresidente dell’Associazione Daniela Rombi ha replicato: “Non abbiamo voluto noi che durasse così tanto. E sulla graticola ci siamo stati noi, familiari delle vittime, i superstiti e gli ustionati” che non potranno più vivere come prima. Rombi è tornata poi sulla figura di Moretti, che ha definito un “tapino”, per la vigliaccheria con cui è fuggito per paura dalle sue responsabilità. “Nel 2011 lo incontrammo e ci disse: ‘Ho avuto oltre quaranta processi e ne sono sempre uscito pulito’. La sua avvocata dice che non andrà in carcere, è pagata per dirlo. I nostri avvocati da questa vicenda non l’hanno fatto uscire pulito”.