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TOSCANA – Taglio di 15 milioni di euro ai fondi destinati ai Comuni per i progetti di accoglienza e integrazione, e l’introduzione della norma per cui i minori stranieri non accompagnati di età di 16 e 17 anni potranno essere assimilati ai maggiorenni, e quindi inseriti nel circuito di accoglienza dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) assieme agli adulti. E’ l’ultima mossa del governo Meloni in materia di gestione dell’immigrazione, ulteriore tassello di una serie di interventi che in sostanza hanno smantellato il sistema di accoglienza integrata -linguistica, sociale e e culturale – dei progetti ex Sprar (ora SAI). Una mossa contro cui già si è levata la voce delle istituzioni locali – in Toscana il presidente Anci regionale Matteo Biffoni – che hanno segnalato i rischi sia personali che sociali della scelta di inserire dei minori in strutture destinate agli adulti, cui si aggiunge l’ARCI Toscana, da anni impegnata nei progetti ex Sprar-Sai.
“Obiettivo è far cassa sui 22 mila minori arrivati di cui 2 mila in Toscana” attacca il presidente Arci regionale Simone Ferretti: “Nei Cas viene dato un letto e un pasto mancano tutti gli altri servizi. La spesa così cala a circa 25 euro al giorno per migrante, a fronte di 70/100 euro che sono previsti nei centri di accoglienza per minori, che però includono l’insegnamento della lingua, il supporto psicologico e l’assistenza legale costante”. In queste condizioni diventa sempre più complicato anche per le organizzazioni come l’Arci che si occupano di accoglienza e integrazione poter svolgere un ruolo: “Continuiamo a farlo ma con sempre maggior difficoltà e denunciando le storture di questo sistema” ammette Ferretti: “Il metodo del governo è esternalizzare le frontiere, anche contro il rispetto dei diritti”. Elemento che, in passato come in questo caso, potrebbe portare la magistratura ad annullare i suoi provvedimenti.