‘Hadsel’ è una collezione di canzoni che trovano calore e conforto nell’oscurità più estrema, dai gravi dubbi su se stesso che hanno portato alla creazione del disco, alle condizioni artiche che hanno mantenuto Zach Condon ispirato durante la sua permanenza sull’isola di Hadsel nell’estremo nord norvegese. Il disco è stato composto e registrato dopo i problemi alla gola che hanno costretto il musicista a spostare le session del nuovo album in seguito al tour di ‘Gallipoli’ nel 2019. Zach al tempo non era sicuro sarebbe stato in grado di suonare ancora dal vivo, decidendo quindi di ritirarsi sulla fredda e sperduta isola di Hadsel.
Sulla piccola isola Condon ha incotrato un collezionista e appassionato di organi di nome Oddvar, che gli ha dato accesso alla locale Hadselkirke. Risalente agli inizi del 1800, la struttura ottagonale in legno ospitava il primo organo da chiesa che Condon abbia mai suonato e su cui ha iniziato a costruire le basi del nuovo album.
Il disco è stato interamente scritto, suonato e registrato da Zach Condon e riporta i Beirut alle radici solitarie degli esordi, esplorando nuovi suoni e ambientazioni.
“Durante la mia permanenza sull’isola di Hadsel – racconta Zach Condon – ho lavorato duramente sulla musica, perso in trance e inciampando ciecamente nel collasso mentale che avevo messo da parte fin da quando ero adolescente. È arrivato e ha suonato come un campanello. Sono rimasto agonizzante per molte cose passate e presenti mentre la bellezza della natura, l’aurora boreale e le terribili tempeste facevano uno spettacolo fantastico intorno a me. Le poche ore di luce avrebbero esposto l’insondabile bellezza delle montagne e dei fiordi e i crepuscoli lunghi ore mi avrebbero riempito di sommessa eccitazione. Mi piace credere che questo scenario sia in qualche modo presente nella musica”.
Da quando ha iniziato il progetto quando era un curioso quattordicenne, Zach Condon ha trasformato Beirut in un mondo che continua ad estendersi. Durante i suoi mesi cruciali a Hadsel Zach aveva con sé uno studio portatile e un registratore per l’organo della chiesa, trascorrendo notti buie e nevose dando forma alle canzoni con arrangiamenti di tromba e sintetizzatori modulari. Quando è tornato a casa, a Berlino, la pandemia aveva bloccato il mondo, ma lo ha preso come un invito a finire ciò che aveva iniziato. Ha riscoperto e incorporato il baritono ukulele, ha arricchito le canzoni con il suo corno francese, ha sovrapposto tamburi a mano e shaker su vecchie drum-machine e gli strani suoni di percussioni che aveva creato in Norvegia, crescendo ed evolvendosi fino ad arrivare alla versione finale dei 12 brani di ‘Hadsel’.
Negli anni tramite i Beirut Zach ha spesso reso omaggio ai luoghi visitati e in cui ha registrato musica, come per gli ottoni balcanici dell’esordio ‘Gulag Orkestar‘ o l’italiana ‘Gallipoli’ del 2019.
‘Hadsel’ rappresenta il rinnovato inizio di una carriera che continua ad abbracciare territori inesplorati.
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