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Università. “A rischio il lavoro di 6.000 ricercatori precari”

today16/01/2015

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ricercatori precari firenzeFIRENZE – Altro che fuga dei cervelli, il pericolo dei prossimi anni per il mondo dell’università italiana è quello di un vero e proprio esodo, al ritmo di 6.000 precari l’anno. E’ l’effetto che rischiano di avere le leggi approvate in materia di sistema della ricerca, secondo la denuncia del movimento dei Ricercatori precari non strutturati universitari, i cui rappresentanti dei vari atenei italiani si riuniscono oggi pomeriggio a Firenze, a partire dalle 16 presso il Dipartimento di Scienze delle Terra (via La Pira 4).

Dalla riunione, parte un duro attacco a quanto fatto dai recenti governi, compreso l’ultimo: “Da parte del governo Renzi – denunciano i ricercatori precari – n on arrivano segnali di un progetto complessivo di riforma di un sistema che allontana in massa ricercatori precari, sottopagati e già vessati dal punto di vista previdenziale e assistenziale, che non consente ai meritevoli di avanzare e di avere prospettive di lavoro stabili per il futuro”.

All’origine dei problemi, il decreto Gelmini sulla “meritocrazia” nelle università che ha introdotto il limite massimo di 4 anni alla possibilità per dottorandi, borsisti e assegnisti di ricerca, si vedersi confermato un assegno di ricerca. Ecco perché, a 4 anni dal decreto, si fa concreto il rischio dell’uscita dal circuito della ricerca pubblica per quei ricercatori che non avranno più possibilità di rinnovo – circa 6.000 l’anno, calcola il movimento. Il naturale avanzamento di carriera, costituito da un posto di RTD (Ricercatore a Tempo Determinato): prospettiva difficile, dato che il rapporto tra precari e posti disponibili è di 6 a 1. Per loro, date le esigue possibilità di essere riassorbiti nel settore della ricerca privata o delle imprese, si prospetta come unica alternativa l’espatrio e la conseguente perdita per il sistema Italia di alcune delle sue migliori menti.

A questo però, aggiungono i ricercatori, si è aggiunta la norma della recente Legge di Stabilità con cui il Parlamento ha eliminato i vincoli che consentivano la trasformazione dei RTD di tipo B in assunzioni a tempo indeterminato nell’Università.

Di qui, ecco la richiesta perché il governo Renzi “cambi verso” in tema di sistema della ricerca. Tra le rivendicazioni che da Firenze i ricercatori precari universitari rilanciano, lo stanziamento di fondi di ricerca anche a vantaggio dei ricercatori non strutturati, così come avviene negli altri paesi europei; il riconoscimento per legge di dottorandi, borsisti e assegnisti di ricerca nell’organico dei Dipartimenti; la sospensione temporanea del limite massimo 4 anni per il rinnovo degli assegni di ricerca; il ripristino del legame tra RTD-B e assunzioni, in attesa di un dibattito complessivo sul percorso di carriera dei ricercatori precari, e l’apertura dei concorsi per i Ricercatori a Tempo Determinato.

 

 

Scritto da: Redazione Novaradio


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