FIRENZE – Sono state rivenute a Lucignano (Arezzo) alcune importanti porzioni del cosiddetto ‘Albero d’oro di Lucignano’, il reliquiario considerato tra i capolavori assoluti dell’arte orafa italiana. A oltre cento anni dal furto del 1914, il recupero di alcuni elementi dati per perduti è stato reso possibile grazie alla collaborazione del Nucleo carabinieri per la tutela dei beni culturali di Firenze.
Il comandante del nucleo Tpc, Claudio Mauti, ha spiegato che “ad essere rinvenute sono state quattro placche in rame dorato e argento smaltato, 16 ex voto in argento, un tempo collocati sulla base, una miniatura su pergamena e un cristallo di rocca molato”. L’opera rappresenta il mistico Lignum Vitae ed è 2,7 metri di altezza. Destinata alla chiesa di san Francesco a Lucignano l’opera venne iniziata da un ignoto maestro trecentesco nel 1350 e portata a termine nel 1471 dall’orafo senese Gabriello d’Antonio.
“Tra il 1927 e il 1929 molti frammenti dell’Albero, fatto a pezzi dai ladri per facilitarne il trasporto, vennero ritrovati – ha detto il soprintendente per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, Gabriele Nannetti – nelle campagne del comune di Sarteano, in provincia di Siena, dove erano stati nascosti dagli autori del furto”. All’epoca il restauro fu affidato all’Opificio delle Pietre Dure e fu concluso nel 1933. Il rinvenimento attuale, è stato spiegato, obbliga ad una revisione della ricomposizione realizzata negli anni trenta e sarà occasione di un restauro complessivo. L’Albero attualmente composto da una sessantina di parti sarà smontato a lotti. L’intervento non sarà semplice, in primo luogo per la pluralità dei materiali costitutivi, metalli (rame dorato e argento), pergamene miniate, cristallo di rocca, corallo, smalti e legno. “Il momento culminante del restauro sarà rappresentato – dice la Soprintendente dell’Opificio Emanuela Daffra – dalla ricollocazione degli elementi recuperati”. Secondo quanto riferito l’ipotesi è di termine l’intervento di restauro alla fine della prossima primavera.