PRATO – Morirono in sette, cinque uomini e due donne immigrati dalla Cina alla ricerca di una vita migliore. Prigionieri in una delle tante ditte cinesi a Prato trasformate, con cartongessi, anche in dormitori abusivi: la loro fu invasa dalle fiamme. A poco più di un anno da quel rogo, ier il gup di Prato, con rito abbreviato, ha condannato la proprietaria di fatto e i gestori di ‘Teresa moda’, l’azienda di confezioni teatro della tragedia il primo dicembre 2013, in via Toscana, nella zona del Macrolotto.
La pena più alta, a 8 anni e 8 mesi, è stata inflitta a Lin Youlan, risultata la vera titolare della ditta, intestata a un prestanome. Condannata a 6 anni e 10 mesi la sorella Youli e a 6 anni e mezzo il marito di quest’ultima, Hu Xiaoping: anche i due coniugi gestivano l’impresa, seppur con responsabilità secondarie. Con la condanna disposte anche provvisionali per il risarcimento dei danni, dai 100.000 euro per ciascuno dei sindacati costituitisi parte civile. “Una sentenza importante, arrivata rapidamente. Un altro processo, sempre per omicidio colposo, è in corso a carico dei due fratelli pratesi proprietari del capannone che ospitava la ditta.
“Una sentenza che stabilisce un principio di responsabilità rispetto alle condizioni di lavoro e alle attività produttive” ha commentato il presidente regionale Enrico Rossi. Di “sentenza storica” parla la Filctem Cgil: “Speriamo vivamente che questo abbia un forte effetto deterrente per tutto il sistema illegale di produzione dell’abbigliamento e per l’economia “malata”.