FIRENZE – A meno di non avere una casa di proprietà, a Firenze per un under 35 è praticamente impossibile vivere. Il costo per vivere a Firenze in un appartamento di 35 metri quadri è più alto dello stipendio medio di chi ha meno di 35 anni: è quanto emerge da uno studio della Cisl Firenze-Prato presentato oggi, secondo cui il costo minimo che una persona deve sostenere nel capoluogo toscano per affitto, cibo, vestiti, bollette, trasporti, oscilla tra i 18.500 e i 22.300 euro all’anno, mentre il reddito medio lordo è di 10.537 per i 20-24enni, di 15.614 per i 25-29enni e di 19.075 per i 30-34enni.
Una situazione che ha importanti conseguenze dal punto di vista sia demografico che economico: “Prevediamo che nei prossimi 10 anni Firenze perderà 38 mila lavoratori, con un impoverimento sia demografico che anche del tessuto produttivo perché non è detto che i giovani allontanati rimangano a lavorare a Firenze” spiega Stefano Dal Pra Caputo, curatore della ricerca.
Inoltre c’è un circolo vizioso in atto, perché la maggiore richiesta di manodopera e in particolare di manodopera giovanile arriva da commercio, servizi di alloggio, ristorazione e turistici. Ma proprio questi settori offrono il reddito medio più basso (9.707 euro per alloggio e ristorazione, 15.226 per noleggio e agenzie di viaggio, 22.112 per commercio) e quindi sempre più spesso incompatibile con la vita a Firenze.
“L’effetto Venezia, dove nel centro i residenti sono passati da 150 mila a 50 mila è ancora lontano, ma questi fenomeni sono comunque molto veloci nel loro agire” segnala ancora Caputo: “Per contrastarlo – aggiunge – la politica dovrebbe intervenire con decisione nella limitazione del fenomeno della proliferazione degli affitti turistici che sottraggono posti ai residenti, ma su questo il dibattito iniziato prima del covid si è fermato. In più si dovrebbe agire sul welfare locale, comune avviene in altre realtà europee. Ad esempio a Vienna, dove il governo locale della città finanzia a proprie spese alloggi con affitto calmierato in centro destinati ai giovani, in modo da sostenerli nei primi anni di lavoro e impedire la loro fuga dalla città”.