AREZZO – A distanza di quattro anni dal crollo dei conci che provocò danni e paura, le indagini sulla diga di Montedoglio (Arezzo) hanno portato ad altri cinque indagati dopo che, finora, l’unico indagato è stato l’allora direttore dell’ente irriguo umbro-toscano.
Ai sei indagati la procura di Arezzo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini. I nuovi cinque avvisi di garanzia – di cui riportano i quotidiani locali – riguardano tre membri della ‘commissione collaudo’, che si occupavano del riempimento dell’invaso e che non si sarebbero accorti della scarsa qualità del cemento utilizzato per la diga, e due tecnici dell’ente irriguo indagati nell’ambito dei risvolti tecnici della vicenda.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi, sta scavando nei meandri dell’iter che ha portato alla costruzione, e successivamente al collaudo, dell’opera, operazioni andate avanti per anni e che non si presentano facili poiché in molti casi si tratta di fatti riferibili a molti anni fa.
Secondo quanto appreso l’inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi, avrebbe appurato che i collaudatori avrebbero dovuto accertare la qualità del cemento utilizzato per la realizzazione dei conci, elementi che, una volta sottoposti a pressione, non hanno retto, provocando il crollo del dicembre 2010. Tuttavia, stando a quanto emerso, i tre tecnici della commissione collaudo si sarebbero difesi sostenendo di non esser stati comunque gli autori del collaudo della diga, avvenuto molto tempo prima. L’inizio della costruzione risale, infatti, alla fine degli anni ’80. L’inchiesta è partita nel 2010 e non appare facile da portare avanti proprio per la durata, di anni, della costruzione