FIRENZE – Il 10 aprile 1991 la collisione tra il traghetto della Navarma e la petroliera Agip Abruzzo nella rada di fronte al porto di Livorno: 140 vittime e nessun colpevole finora accertato. Oggi, due giovani attori che all’epoca dei fatti non erano ancora nati si alternano sul palco nello spettacolo teatrale che racconta l’incidente dal punto di vista di chi era a bordo del Moby Prince. Succede nello spettacolo “M/T Moby prince 3.0”, in scena sabato 1° aprile al teatro Puccini (ore 21) che vede come protagonisti i ventenni Lorenzo Satta e Alessio Zirulia
Lo spettacolo, scritto da Francesco Gerardi e Marta Pettinari con la regia di Federico Orsetti, si sdipana tramite una serie di monologhi incrociati, frutto di un lavoro di ricerca e scrittura durato quasi due anni, a parlare sono vite comuni, ricordi dei testimoni, documenti, sentenze, e che “dialogano” con le immagini e i suoni della drammaturgia visiva fatta di video motion design ed elaborazione di archivio audiovisivo che accompagna i due attori in scena (regia video e sound design Fabio Fiandrini, videoproiezioni Chiara Becattini). Il risultato è che lo spettatore viene condotto in tempo reale – la scena inizia 12 minuti prima della collisione – attraverso le storie e le vicende umane dei testimoni e delle persone coinvolte, per arrivare alle contraddizioni della fase processuale, le tante lacune emerse nella ricostruzione dell’incidente e gli interrogativi aperti dalla recente Commissione Parlamentare d’Inchiesta, i cui risultati hanno smentito clamorosamente le verità acquisite finora e hanno determinato l’Istituzione di una seconda Commissione attualmente al lavoro.
Non a caso lo spettacolo, prodotto da Grufo e Grufo e La Nave Europa in collaborazione con Teatro Nazionale di Genova, è stato realizzato con la collaborazione delle associazioni dei familiari delle vittime (Associazione “140” e Associazione 10 Aprile). “Non una messa in scena ‘a tesi’ – chiarisce però la sceneggiatrice Marta Pettinari a Novaradio – ma una drammaturgia documentata e rigoroso: abbiamo separato i fatti dalla finzione, in modo che agli spettatori rslti chiaro quello che si sa per certi, e quello che non si sa, della vicenda”.