FIRENZE – In piazza, per la terza volta a Firenze, in difesa del futuro della GKN e dei suoi operai: contro una proprietà che non paga gli stipendi da 5 mesi, mette in liquidazione l’azienda e incamera i soldi della Cassa integrazione straordinaria; contro l’immobilismo del governo e delle istituzioni, incapaci finora di indurre la QF ad un passo di lato ma neppure di rispettare gli accordi sottoscritti al tavolo; per sostenere il progetto di reindustrializzazione e rilancio fondato sulla produzione di cargo bike elettriche elaboratori dal Collettivo di fabbrica tramite la SMS Operaia “Insorgiamo” e per cui il crowdfunding ha già raccolto 15 mila euro in pochi giorni. Per tutto questo, ma non solo: anche perché l’assedio ai lavoratori GKN è un attacco a tutti i lavoratori e al sistema i garanzie e diritti che il movimento operaio ha costruito in Italia.
Ecco i motivi con cui i lavoratori GKN chiamano nuovamente alla mobilitazione di piazza con la manifestazione-corteo in programma a Firenze per sabato 25 marzo prossimo. La partenza è fissata alle 14 con concentramento al Polo delle Scienze Sociali di Novoli: un luogo simbolico perché è lì che dagli anni ’30 del Novecento fino al 1994 ha avuto sede la Fiat di Firenze, prima del trasferimento a Campi Bisenzio e la trasformazione in Gkn. Il corteo poi si muoverà verso Ponte di Mezzo, piazza Dalmazia, Romito per concludersi ai giardini della Fortezza.
La manifestazione arriva dopo l’ennesimo schiaffo della politica agli operai in lotta: la concessione della cassa integrazione straordinaria “retro-attiva” (per sei mesi ) alla QF di Francesco Borgomeo, che pure non ha mai messo in campo alcun ammortizzatore sociale né presentato alcun progetto di reindustrializzazione serio, ma anzi da 5 mesi non paga gli stipendi né invia documenti né buste paga, impedendo così perfino un’impugnazione in tribunale, come ha spiegato Matteo Moretti, uno dei portavoce del Collettivo di Fabbrica.
“Dopo 20 mesi di battaglia e 5 mesi senza paga siamo logorati e stanchi, ma non ci fermiamo” dice Dario Salvetti, altro portavoce del Collettivo di fabbrica: “Il nostro progetto di reindustrializzazione è sul piatto, e qualcuno prima o poi dovrà prendersi la responsabilità di spiegare perché si sta negando l’unica possibilità di rilancio ad uno stabilimento industriale che può ancor a produrre. Per questo ieri alla commissione attività produttive della Camera abbiamo consegnato un dossier sull’intera vicenda e chiediamo che una commissione di inchiesta faccia luce sulla sua gestione”.