CAMPI BISENZIO (FI) – Un esercito di invisibili: sia perché per gran parte del loro orario sono nascosti agli occhi degli altri, sia perché misconosciuti sono i loro problemi: contrattuali, di rapporto con i datori di lavoro, ma anche relazionali e sociali. Stiamo parlando dei cosiddetti “collaboratori domestici”, ma chiamateli pure “colf” e “badanti”. Il loro numero è imponente ed in continua crescita: secondo il recentissimo 3/o rapporto realizzato sul tema dall’Osservatorio Domina, sarebbero non meno di 2 milioni in Italia, in grandissima parte donne (87%) e straniere (68%)
Se perfino i numeri generali sono incerti per l’alto tasso di irregolarità (stimato al 57%), ancor meno conosciute sono le loro condizioni di lavoro, i loro problemi, le difficoltà nel rapporto con le famiglie. A fare luce su questo spaccato ci prova l’ultimo libro di Sara Manzoli – scrittrice che già si è imposta all’attenzione con “Morti in una città silente” sulla strage dei detenuti nel carcere di Modena dell’8 marzo 2020 – con “Mi devi credere! Cantiere di socio-narrativa svolto con un gruppo di badanti” (Ed. Sensibili alle foglie.
A parlarne sarà la stessa autrice, ospite domani a Campi Bisenzio per il primo dei pre-incontri del “Festival della letteratura working class” in programma nella città della Piana dal 31 marzo prossimo; l’appuntamento, organizzato con il Collettivo di Fabbrica GKN è per le 18,30 al Circolo ARCI Rinascita, a seguire apericena di finanziamento (10 euro).
Si tratta di una particolare “auto-indagine dal basso” che prende forma dai racconti/testimonianze di un gruppo di badanti, per lo più straniere, che frequentano i servizi di assistenza psicologia nel territorio modenese e da cui emerge la reale condizione di lavoro delle badanti straniere: “Donne sole, che per 22 ore al giorno lavorano e vivono in una casa alle prese con i problemi di isolamento e dei no semplici rapporti relazionali con un padrone che è anche una famiglia, a sua volta alle prese con le carenze del welfare italiano” spiega stamani a Novaradio l’autrice: “Sono le ultime fra gli ultimi, una categoria abbandonata: persone che lavorano 54 ore a settimana a meno di 5 euro l’ora, senza un formazione e spesso allo sbaraglio, quasi sempre stigmatizzate perché straniere”. Gente che, se non arrivata con i barconi, giunta spesso nel nostro paese in modo illegale: “Molte di loro arrivate da paesi dell’est come la Moldavia, che raccontano di essere arrivate chiuse dentro degli scatoloni, o appese a tavole sotto dei camion”.