FIRENZE – Si è inaugurata il 9 marzo tra gli spazi di MAD, Murate Art District e del Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze e va avanti fino al 9 aprile 2023 “Terzo Spazio”, la personale dell’artista iraniana Aryan Ozmaei (Teheran, 1976) curata da Veronica Caciolli, commissionata da MAD e realizzata in collaborazione con il Sistema Museale di Ateneo dell’Università degli Studi di Firenze.
“La mostra nasce dall’opera A Day at the Anthropological Museum of Florence, realizzata nel 2019, che già incarnava temi estremamente contemporanei come gli sconfinamenti tra arte contemporanea e antropologia, l’ibridazione tra culture ed estetiche, ma anche tra identità culturali diverse”, spiega Veronica Caciolli a Novaradio. Il titolo della mostra infatti prende ispirazione dalla teoria dell’antropologo Homi K. Bhabha che nel suo celebre The Location of Culture (1994) avanza la progressiva costituzione di “spazi terzi”, ovvero di luoghi di ibridazione tra culture. Un meticciato culturale che Aryan Ozmaei avanza nei suoi collages pittorici, venti dipinti, site e collection-specific: statue e sculture frammentate o decontestualizzate vengono ricostruite dall’artista anche simbolicamente, superando la rigida ordinazione etnografica tradizionale.
L’artista trasferitasi a Firenze a 26 anni per studiare all’Accademia di Belle Arti, rilegge nelle sue opere il rapporto dell’Europa con le culture “altre” innescando un dialogo tra i suoi lavori e i due luoghi nei quali vengono esposti. L’attitudine archeologica della sua pittura ha permesso all’artista di imbattersi nelle collezioni del Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze, il primo museo nel suo genere, istituito nel 1869 da Paolo Mantegazza. L’allestimento del museo, rimasto pressoché invariato dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi, ha stimolato una serie di riflessioni nell’artista, che caratterizzano la cultura contemporanea: i rapporti interdisciplinari tra arte e antropologia, la storia coloniale, lo sguardo etnocentrico, le categorie tassonomiche espositive ottocentesche, la modernità e la sua crisi, la necessità di riscrittura, i processi di ibridazione e di de-colonialismo.