FIRENZE – Offrire sostegno e nuove opportunità ai detenuti che cercano una nuova vita oltre il carcere, attraverso tutti gli strumenti a disposizione: dalla dignità del lavoro al coinvolgimento di attività culturali – dai corsi di musica all’attività teatrale, fino all’arte di strada e perfino la radio – con l’obiettivo comune di favorire il reinserimento lavorativo e il riscatto personale e sociale degli ex detenuti. A questo puntano i tanti progetti cui sta lavorando l’Associazione Casa Caciolle, da qualche settimana affiliatasi all’ARCI di Firenze per sviluppare in modo congiunto una serie di iniziative che riguardano i temi del carcere ma non solo.
A parlarne, stamani ai microfoni di Novaradio, il presidente dell’associazione don Vincenzo Russo, che è anche cappellano del penitenziario fiorentino di Sollicciano e che quindi la realtà carceraria la conosce da vicino. L’Associazione Casa Caciolle, nata nel 2008, gestisce alcune strutture di proprietà della Madonnina del Grappa e destinate ad uso sociale: ad esempio “Casa Speranza” a Settignano, destinata a giovani madri in difficoltà con i loro bambini, Villa Guicciardini di via di Montughi che accoglie persone con disagio psichico. E soprattutto “Casa Caciolle”, ossia “Villa La Nave – don Cubattoli” in zona Ponte di Mezzo, che ospita una decina persone detenute in pene alternative al carcere. “La vita nella casa è come in famiglia, chi vi abita dà una mano, si sente coinvolto dalle esigenze degli altri” spiega don Vincenzo. Non solo un luogo di accoglienza, però, ma centro di attività varie che hanno l’obiettivo di coinvolgere coloro che deve finire di scontare la loro pena in una serie di attività che li proiettino “al di fuori” e che dall’altra, coinvolgano chi “sta fuori”, cittadini e soprattutto giovani, nelle iniziative.
Ecco che dunque l’associazione casa Caciolle ha iniziato a moltiplicare le proprie attività: un corso di teatro con l’idea di mettere a punto uno spettacolo che parli di tematiche legate al carcere, una scuola di musica, l’organizzazione di concerti – il primo si è tenuto a settembre scorso – oltre a incontri e presentazioni di libri. Ma non solo: tra i prossimi c’è l’avvio di un progetto, provvisoriamente denominato “Casa Caciolle a testa alta”, che vuole utilizzare l’arte di strada dei murales, e dar vita ad una sorta di “laboratorio” in cui street artist, cittadini e detenuti, siano coinvolti nell’ideazione e realizzazione di opere d’arte murarie. “Un centro dove accogliamo artisti da tutto il mondo, e facciamo dei laboratori con i ragazzi del quartiere e chiunque voglia fare un’esperienza del genere”.
Il luogo c’è già, un fondo nel quartiere fiorentino di San Frediano, e tra le prime collaborazione c’è anche quella con un notissimo street artist, che si è reso disponibile a realizzare un grande murale, il cui tema è per l’appunto la condizione carceraria, con cui decorare la facciata di Casa Caciolle. “Noi vogliamo parlare alla città, anche l’immagine ha la sua forza. Faremo altri murales su Casa Caciolle, vogliamo colorare la città, non vogliamo murales commerciali, ma che rappresentino il vissuto della città, i problemi della città. Le persone hanno bisogno di scoprire le condizioni in cui vivono”. “Un bozzetto c’è già e inizieremo a lavorarci presto” promette don Vincenzo.
E l’impegno sociale continuerà anche con l’affiliazione all’ARCI Firenze, anche attraverso gli strumenti della comunicazione radiofonica: “L’idea – spiega don Vincenzo – è aprire a casa Caciolle una radio web, per parlare alla città, essere presenti, così come fa Novaradio. Vogliamo essere una voce che si unisce a quella di Novaradio, vediamo come portarla avanti”.
Don Vincenzo ha inoltre parlato della situazione carceraria a Sollicciano: le condizioni drammatiche di vita su cui alcuni mesi fa 300 detenuti hanno firmato un esposto consegnato alla Procura (“ancora nessuna novità”), la situazione di invivibilità (“nuovi allagamenti nella sezione femminile”) i lavori che procedono a rilento e che acuiscono i problemi di sovraffollamento non ostante i numero contenuto di detenuti (poco più di 500). “Il carcere di Sollicciano più che ristrutturato andrebbe ricostruito, ma non piace l’idea di costruire nuove carceri. Piuttosto andrebbero costruite case per chi ha bisogno, e opportunità, di lavoro e culturali”. Gli stessi che prova a dare Casa Caciolle.