FIRENZE – Quattro corti per raccontare, attraverso lo sguardo, ora ironico ora sarcastico, della macchina da presa, il mondo dei pregiudizi, degli stereotipi e dei razzismi: espliciti, velati, inconfessabili. Domani, sabato 11 febbraio, torna a Firenze il Kibaka film festival, la rassegna di cinema africano ormai giunta alla sua 9/a edizione, che quest’anno cambia formato, contesto e forma e luogo di svolgimento. Lo fa passando dai lungometraggi ai cortometraggi, inserendosi nel programma del “Black history month” che dal 10 febbraio al 2 aprile riunisce eventi di diversa natura – mostre, convegni, artlab, e anche proiezioni – dedicati alla cultura degli afrodiscendenti nel mondo e in Italia.
L’appuntamento è domani dalle 17:00 al “Chiasso Perduto” di via de Coverelli 4R, dopo dalle 17.00 in poi andranno in loop 4 cortometraggi, tutti accomunati di affrontare il tema del rapporto tra migranti e paesi di immigrazione, e del no semplice confronto tra culture – fra incomprensioni, diffidenze, pregiudizi. Non solo quelli verso gli persone di origine africana o afrodiscendenti, ma verso tutti gli stranieri. A cominciare da quelli che si vivono nella “civilissima Firenze”. In programma c’è infatti “24Hour Barbershop” diretto da Eusebio De Cristofaro, che propone delle riflessioni attraverso una giornata all’interno di un locale gestito da africani situato nel centro di Firenze, in via Palazzuolo, una delle strade più multietniche e culturalmente vive della città. “Anche a Firenze purtroppo razzismo e pregiudizi continuano a vivere – spiega Mathias Mesquita, curatore della rassegna – ma, per citare Paola Egonu ieri a San Remo, si può dire che l’Italia è un paese razzista ma sta migliorando”
Tra gli altri, c’è poi “Indovina chi porto a cena” di di Amin Nour, dove si racconta con ironia della versa storia di Mohamed, giovane romano di origine somala, si prepara ad incontrare i genitori della sua ragazza russa di origine ma italiana a tutti gli effetti, e di cui teme il giudizio. E ancora, “IDRIS” di Kassim Yassin Saleh, presentato al Festival del Cinema di Venezia, che affronta un tema di grande attualità come quello dei migranti e dei minori non accompagnati, e “A Special day” di Gaston Biwolé e Kassim Yassin Saleh, in cui Thomas, africano musulmano, lavapiatti a Roma e giovane con idee rivoluzionarie, sta per rivelare una notizia clamorosa: adotterà bambino est europeo, biondo dagli occhi azzurri, di confessione musulmana.