FIRENZE – “Nei dieci CPR (centri rimpatrio migranti) aperti finora in Italia ci sono 1378 persone, ma sono strutture del tutto inadatte allo scopo: là i migranti , che non hanno commesso nessun reato, hanno meno diritti e tutele che in carcere: nessun dirritto alla salute, nessun diritto ad una difesa legale. I rimpatri non funzionano: nel 2020, ad esempio su 4.200 persone detenute nei centri, ne sono state rimpatriate circa 2.000. Questo perché mancano risorse per gestire gli iter e gli accordi bilaterali con i paesi esteri. E così le persone escono, finiscono nella marginalità, e rischiano nuovamente di finire in un CPR”.
Mentre anche in Toscana, tramontata la stagione dell’ “accoglienza diffusa e del no senza se e senza ma ai CIE”, ormai si parla apertamente della realizzazione di un grande centro per il rimpatrio, a Firenze l’associazione Florence Must Act invita a riflettere su questo modello, nell’ incontro “CPR in città? Criticità e le alternative” che organizza domani sera, 2 febbraio (ore 19) alla Casa del Popolo di San Niccolò. Un appuntamento, organizzato dall’associazione Florence Must Act, cui saranno presenti Daniela Consoli (Asgi) e Maurizio Veglio (avvocato, autore del volume “La malapena”) per fare il punto della situazione ad oggi alla luce dei numeri reali, dei problemi, ma anche delle alternative. “La politica migratoria perseguita in Italia come in Europa è tutta concentrata sul blocco alle frontiere e sul respingimento – spiega Allegra Salvini, Florence Must Act” – al contrario si dovrebbero aumentare le risorse per l’integrazione: anziché 42 milioni dedicati alla costruzione di CPR, ad esempio, fondi per l’integrazione dei rifugiati e per l’attivazione di percorsi legali di immigrazione”.