TOSCANA – Negli ultimi anni si evidenzia sempre più l’emergere di una “variante toscana” della penetrazione delle organizzazioni criminali. E’ quanto emerge dal 6/o Rapporto curato per la Regione dalla Scuola Normale di Pisa.
“Le ultime inchieste, in particolare “Keu” e “Calatruria” – spiega Salvatore Sberna, ricercatore della Normale tra i curatori del rapporto – mostrano in Toscana un salto di qualità di ndrangheta e camorra: non più solo re-investimento e riciclaggio, ma sempre più diffusi tentativi di creare “legami di rete” con il mondo imprenditoriale e politico. Se le accuse dell’inchiesta Keu si rivelassero fondate, sarebbe l’indice di un netto salto di qualità.
La Toscana è 5/a in Italia per sequestro di stupefacenti, 8/a per riciclaggio, 9/a per beni confiscati. “Merito dell’azione di forze dell’ordine e magistratura ma quello che va rafforzata è la capacità di controllo da basso, ossia con il coinvolgimento dei cittadini nella vigilanza” dice ancora Sberna, che lancia un allerta sul Pnrr: “C’è il rischio di infiltrazioni, serve rafforzare il sistema dei controlli” suggerisce, sfatando un luogo comune sulla burocrazia: “Dove si applicano i protocolli antimafia, le tempistiche dei cantieri non si allungano, anzi”.