FIRENZE – Dopo il restauro dell’Opificio delle Pietre dure, la pala d’altare di Andrea del Verrocchio, raffigurante la ‘Sacra Conversazione con i Santi Zanobi, Francesco Giovanni Battista e Niccolò’, è al centro di una mostra agli Uffizi di Firenze. La rassegna ‘Verrocchio e il suo mondo in un’opera misconosciuta: la pala Macinghi restaurata’ sarà visibile fino al 19 febbraio, in dialogo con la Testa di San Gerolamo, dipinto su carta autografo di Verrocchio, normalmente visibile a Palazzo Pitti. La tappa successiva della pala sarà a Perugia, alla mostra della Galleria nazionale dell’Umbria dedicata al Perugino nel cinquecentenario della morte.
Parte integrante della collezione della Galleria, nel 1926, la pala fu inviata alla chiesa di San Martino a Strada, presso Grassina alle porte di Firenze dove è rimasta per quasi un secolo. L’opera, spiegano gli Uffizi, viene citata per la prima volta nel Seicento, nella chiesa della Santissima Annunziata a Firenze, da cui, con ogni probabilità, proviene. È ormai da tempo accettata la sua attribuzione alla scuola di Andrea del Verrocchio, alla cui bottega si trovavano Leonardo, Perugino e Sandro Botticelli. La sua esecuzione, spiega il museo, è dovuta a più pittori: nelle figure si distinguono almeno tre mani.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha spiegato che “la pala Macinghi venne inviata a San Martino a Strada, dai depositi delle Gallerie fiorentine, nel 1926: le radici degli ‘Uffizi diffusi’ affondano dunque indietro nel tempo. È tuttavia cruciale, adesso, la ripresa ampliata che il museo sta facendo di questa ottima pratica, non solo continuando a organizzare mostre in vari centri della Toscana, ma, come in questo caso, continuando a tutelare, nel territorio, opere degli Uffizi. Il restauro della pala Macinghi, inoltre, recupera e riporta all’attenzione degli studi un tassello importante della storia di Firenze”.