FIRENZE – “Non si può morire per una consegna”. Questa la scritta sullo striscione, steso sul sagrato della chiesa di S. Ambrogio, intorno cui si sono riuniti i rider fiorentini che oggi hanno dato vita ad un partecipato presidio di protesta: un modo per rendere visibile il dolore e la rabbia per l’ennesima morte sul lavoro, evitabile secondo i rider ma causata dal modello di organizzazione del lavoro fondato sul cottimo, gli algoritmi e il ranking reputazionale.
In tanti, circa un centinaio, hanno risposto alla chiamata in piazza di Cgil di Firenze e delle federazioni di settore, Filcams e Nidil, per la mobilitazione proclamata dopo il decesso di un loro collega, il 26enne Sebastian Galassi, travolto e ucciso da un’auto sabato sera mentre ritirava l’ordine di due panini in un locale di lungarno De Nicola.
“Prima lavoravi ma guadagnavi, ora è diverso” racconta Alessio, che fa questo lavoro dal 2009 ed è uno “decani” tra i ciclofattorini: “Capita di rimanere collegato 8/9 euro al giorno e ti chiamano 4/5 volte – dice – e quando ti arriva la chiamata, corri. E alla fine del mese, è tanto se hai fatto 300 euro”. “Pagano poco, pochissimo e rischiamo la nostra vita tutti i giorni” dice Kingsley, che lavora da 2 anni per Deliveroo: “Dal centro a Coverciano o a viale Europa sono 4 euro”. “Ho iniziato a fare il rider perché pensavo fosse il lavoro perfetto per avere un po’ di indipendenza dalla famiglia e studiare all’Università. La realtà è che vuoi guadagnare un po’ di soldi devi lavorare 10-12 ore al giorno” dice Andrea Pratovecchi, rider e iscritto alla Nidil: “Ci sono aziende che continuano a voler guadagnare sulle nostre spalle: non dando diritti e pagado le persone a cottimo succede che le persone muoiono. Ora si scusano, ma le scuse servono a poco. Bisogna che si sedessero al tavolo con noi e trovassimo soluzioni per tutelare i lavoratori”
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La rabbia e la frustrazione sono i sentimenti dominanti tra i manifestanti: “Venendo qua penso a quando dovremo piangere un altro morto” dice ancora Alessio. Rabbia che si è riversata perfino sul governatore toscano Eugenio Giani – giunto in piazza assieme all’assessore Monni e altri rappresentanti del Consiglio per manifestare solidarietà ai rider -che però è stato oggetto di contestazione da parte di alcuni manifestanti al grido di “Fuori, vattene dalla piazza”.
Le richieste da parte dei lavoratori del settore sono semplici e chiare, e si rivolgono sia alle aziende del settore che alle istituzioni politiche: superare i contratti basati sul cottimo e il numero di consegne, introdurre le tutele – sugli obblighi di sicurezza del datore di lavoro ai diritti su infortuni, malattia, ferie e altri ancora – in larghissima parte ancora assenti per i lavoratori del settore, portare avanti la trattativa con Assodelivery per un contratto nazionale, fino alla richiesta al Parlamento di introdurre un norma che imponga il riconoscimento del lavoro dipendente per i lavoratori.