FIRENZE – E’ morto nei giorni scorsi all’ospedale di Careggi il detenuto 26enne originario del Marocco che a settembre aveva tentato di togliersi la vita impiccandosi con un lenzuolo all’interno della sua cella nel carcere fiorentino di Sollicciano, ed era stato soccorso dagli agenti penitenziari. Dopo essere stato soccorso il 26enne era stato trasportato con urgenza in ospedale, dove è rimasto in coma farmacologico per diversi giorni, fino alla morte. In suo ricordo il cappellano di Sollicciano don Vincenzo Russo e l’imam di Firenze Izzeddin Elzir promuoveranno un momento di preghiera domani, alle 19 a Casa Caciolle. Presente anche l’imam del penitenziario Hamdan Al-Zeqri.
“Siamo di fronte a questo dramma, In Italia con quest’ultimo siamo ormai a 66 suicidi dall’inizio dell’anno, è quasi una strage. Ci sono forti responsabilità per queste morti. Una morte per rabbia, disperazioni, sconfitta” dice don Vincenzo, che ricorda come tra le carceri, “Sollicciano è uno delle peggiori in d’Italia, emergono tantissime criticità”.
Nei mesi scorsi, trecento detenuti hanno firmato un esposto-denuncia sulle condizioni di invivibilità: infiltrazioni d’acqua, muffe, topi, cimici, mancanza di acqua calda, celle roventi per mancanza di coibentazione. Dei lavori di efficientamento energetico, annunciati da anni, stentano a partire. “Certamente le pressioni fatte in questi mesi hanno costretto ad un’accelerazione per correre ai ripari, ma è poca roba” spiega don Vincenzo: “Hanno fatto dei lavori di tinteggiatura, ma le ultime piogge hanno allagato il carcere”.
Il 26enne aveva lasciato il Marocco circa dieci anni fa per tentare la fortuna in Italia, ma si era ritrovato senza documenti e senza lavoro, così aveva iniziato a guadagnarsi da vivere con attività criminali come lo spaccio di droga. Era stato arrestato a Prato nel 2015, tornato libero era finito di nuovo nel giro dello spaccio. Viveva tra Livorno e Firenze e l’ultima volta è stato arrestato mentre trasportava sostanze stupefacenti a bordo di un motorino.
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