”Un provvedimento abnorme. Io non voglio promozioni, voglio soltanto lavorare.” Così il capitano di fregata Gregorio De Falco, reso famoso dal colloquio telefonico con il capitano Schettino nella notte del naufragio della Concordia, affida ad un’intervista al Messaggero un duro e amaro commento alla decisione dei superiori di trasferirlo ad un incarico amministrativo dopo 10 anni di servizio alla Capitaneria di Porto di Livorno. ”Provo un senso di grande amarezza in queste ore. Un paio d’anni fa vennero anche a dirimi che sarei andato a comandare un capitaneria di porto, poi non se ne è fatto più niente”.
Dalla Marina si minimizza: un normale avvicendamento. “Ma quale mobbing – replica l’ammiraglio Ilarione D’Anna, responsabile del personale della Guardia Costiera – ora sarà responsabile dell’Ufficio studio, del controllo della gestione delle relazioni esterne della direzione marittima di Livorno. Un incarico esattamente dello stesso livello”. “‘Non è una diminutio, ma un passo necessario per la sua carriera. Si tratta di fare l’assistente del responsabile del Dipartimento marittimo di Livorno” dice al quotidiano La Stampa l’ammiraglio ispettore capo Felicio Angrisano, comandante generale del Corpo delle Capitanerie.
Ma intanto monta monta il caso, con le forze politiche che si rincorrono a schierarsi con De Falco: all’interrogazione di Fedrico Gelli (Pd) si aggiunge quella di Fabio Rampelli (Fdi-An), che esprime “solidarietà per l’ingiustizia subita”. “Ha ragione il capitano quando dice che questo paese è storto” attacca il segretario della lega Salvini. “Un paese che non si aggiusterà mai” arriva a commentare il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, mentre il consigliere regionale Paolo Bambagioni (Pd) chiede al governatore Enrico Rossi un intervento perché De Falco “possa avere il giusto ruolo”.