TOSCANA- Il Ministero avrebbe avuto in programma circa 6400 assunzioni da insegnante di ruolo, in scuole toscane di ogni ordine e grado, ma secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Scolastico Regionale e rielaborati da Flc Cgil, circa 1850 posti di lavoro (pari a quasi il 30%) saranno coperti ricorrendo alle supplenze.
“Sicuramente siamo di fronte a un inizio di anno scolastico che vedrà una percentuale di cattedre coperte da colleghi precari molto alta: questo lo abbiamo segnalato l’anno scorso e quello precedente. Purtroppo è un trend che non cambia, ” spiega Emanuele Rossi, segretario FLC Cgil Firenze “La supplentite, malattia endemica della scuola è lontana da essere debellata.”
Per quanto riguarda la situazione a Firenze, il quadro non cambia. “Sono più di 300 i posti che potevano essere dati a ruolo a colleghi, che sarebbero entrati finalmente a tempo indeterminato nella scuola e che invece non saranno coperti. Su questi numeri avremo una prima tranche di colleghi incaricati per un anno, a tempo determinato e a cui si aggiungeranno tutti gli altri, in particolare sul sostegno.” continua Rossi. “Per quanto riguarda il sostegno c’è un problema a monte. Nelle università toscane l’accesso alla specializzazione è limitato a numeri molto bassi nelle università toscane: finché non si permette ai colleghi di specializzarsi non potranno mai entrare di ruolo.”
Invece, relativamente al personale tecnico amministrativo, le mancanze raggiungono il 30 % dell’organico, in Toscana. “Il problema più grave riguarda i collaboratori scolastici, il personale di custodia dei singoli plessi. C’è bisogno di un collaboratore che vada ad aprire ed un altro che dia il cambio,” spiega Lucia Bagnoli, segretaria FLC Cgil Pistoia. “L’apertura delle scuole è dalle 7.45 fino alle 18 del pomeriggio, se noi pensiamo di poter utilizzare un organico di 30 collaboratori scolastici su 13 plessi questo è impossibile.”
“La carenza di personale dipende dai vari profili: amministrativi nell’ordine del 27% e assistenti tecnici nell’ordine del 18%,” conclude Bagnoli. “Le difficoltà si sentono di più nei territori più complicati, come le zone di montagna, dove da un plesso all’altro ci sono diversi chilometri e non sono facili da raggiungere.”