PALESTINA- A Gerusalemme si è conclusa la campagna di Arci Firenze per l’acquisto di materiale scolastico per giovani palestinesi che vivono nel campo di Shu’fat, nella periferia di Gerusalemme. Sono stati consegnati 117 kit educativi in vista del ritorno a scuola.
“La campagna è nata grazie alla collaborazione con i nostri partner storici, il Palestinian Child Center, che ci hanno richiesto un sostegno per avere dei fondi per comprare a 75 bambini e bambine di Shu’fat un kit per il rientro a scuola, che consiste in uno zaino e in alcuni materiali didattici come quaderni, penne e altro,” spiega Manfredi Lo Sauro, coordinatore delle attività di solidarietà e cooperazione internazionale di Arci Firenze. “La campagna ha avuto un enorme successo, i fondi raccolti permettono di comprare 117 kit educativi, quindi abbiamo superato di buon numero l’obiettivo. Ci è sembrato molto importante sostenere l’educazione dei bambini e delle bambine palestinesi che vivono nei campi profughi di Shu’fat perché è un territorio particolarmente ostico e difficile da abitare.”
Il campo profughi di Shu’fat, nato nel 1965 su 0,2 km quadrati, si trova a nord della città di Gerusalemme ed è circondato dal Muro di Separazione israeliano ed è confinante con alcuni insediamenti illegali israeliani.
“Si tratta dell’unico campo profughi di Gerusalemme, ci vivono circa 70 mila persone in un campo nato per contenerne 15 mila in 0,2 km quadrati,” continua Lo Sauro. “I militari israeliani che vigilano sui checkpoint spesso entrano la sera a scontrarsi con i giovani palestinesi. Questo rende il campo un giungla, dove le gang, purtroppo, hanno vita facile, la violenza e il bullismo sono strutturali. Da anni lavoriamo con il Palestinian Child Center, l’unica associazione giovanile che lavora nel campo per sostenere corsi di arte, musica e sport, tutte quelle cose che possano far crescere i ragazzi in un ambiente sicuro e non nella strada, dove possono essere facile preda delle gang o scontrarsi con le autorità occupanti israeliane.”
Un conflitto che è quasi inesistente dalle pagine dei media. “La situazione è difficile come lo è sempre stata, all’inizio del mese c’è stato un bombardamento a Gaza, a seguito di un blitz israeliano di tre giorni, poi una tregua negoziata tra Israele e la jihad islamica. Non sono tanto queste escalation che segnano la vita delle persone palestinesi, quanto la violenza strutturale che si vive tutti i giorni,” conclude Lo Sauro. “Sostenere l’educazione dei bambini e delle bambine è un atto fondamentale per la lotta per l’autodeterminazione del popolo Palestinese.”
