FIRENZE – Le “condizioni drammatiche” di vita denunciate da 300 reclusi di Sollicciano, con topi e scarafaggi, cimici e insetti nei letti”, “celle sono piene di infiltrazioni che provocano muffe”, “detenuti che mangiano senza luci”, altri che “vivono in celle con cavi scoperti”, oltre a caldo soffocante e assenza di ventilatori? “Tutte cose che ben conosciamo e che segnaliamo da tempo” dice a Novaradio Giuseppe Caputo di Altrodiritto, l’associazione che con i suoi volontari regolarmente entra in carcere per dare sostegno e conforto ai detenuti, non si è stupito di quanto scritto dai detenuti: “Non è un caso che la denuncia esca fuori in un momento in cui ci sono temperature assurde in cui è impossibile vivere in 2/3 in 10 metri quadrati con le condizioni che sono quelle descritte nella lettera: in moti casi mancano perfino le docce in cella”. Semmai, aggiunge, è rimasto sorpreso del fatto che l’esposto sia stato rivolto alla Procura e non alla magistratura di sorveglianza, che ha il potere di vigilare quando ci sono violazioni dei diritti dei detenuti: “Dopo la sentenza Torrigiani con cui l’UE ha condannato l’Italia, la magistratura di sorveglianza ha poteri importantissimi, fino alla possibilità di commissariare i penitenziari. Ma finora l’azione è stata altalenante”.
Alla lettera, le opposizioni in Consiglio Comunale hanno invocato l’istituzione di una commissione di indagine, mentre la direzione del carcere ha replicato facendo riferimento ai lavori da 4 milioni in corso per l’ammodernamento della struttura e l’efficientamento energetico, con la realizzazione della coibentazione e l’installazione di pannelli fotovoltaici. “I lavori vanno avanti (dal 2019, ndr) ma a rilento: dalla costruzione del carcere negli anni ’70 non sono stati mai fatti lavori di ristrutturazione” rimanca Caputo, che insiste però soprattutto sulla carenza di opportunità di attività e lavoro dentro e fuori dal carcere – gli stessi detenuti scrivono che a maggio solo 50 reclusi su oltre 600 hanno svolto attività al di fuori delle celle – e sulla carenza di assistenza psico-sanitaria.
I dati sono noti: quasi tutti i detenuti hanno problemi di salute di vario genere, un terzo soffrono di dipendenze da droghe e altre sostanze, gran parte denunciano disagio di carattere psicologico: nel 2021 sono stati oltre 1.000 gli atti di autolesionismo, nei prime 5 mesi del 2022 ci sono stati 29 tentativi di suicidio. “Progetti e risorse ci sono, grazie all’impegno di Regione , Comune di Firenze e delle associazioni di volontariato, ma spesso i meccanismi burocratici bloccano tutto”. Meccanismi paradossali e incomprensibili che per Caputo chiamano in causa una “responsabilità diffusa” di tutte le istituzioni.
“Ad esempio per i detenuti stranieri, circa 2 terzi del totale a Sollicciano, il Comune di Firenze non riconosce loro la residenza,e questo impedisce loro di accedere a qualunque prestazione: se uno ha un problema psichiatrico, o un problema di dipendenze nessuno se lo prende in carico. Le responsabilità sono sì dell’amministrazione penitenziaria, ma anche di natura sistemica. Abbiamo 400 persone abbandonate dal sistema sanitario, e i servizi non se ne fanno carico se non all’interno del carcere e con terapie esclusivamente di carattere farmacologico, che saservono solo a tenerli buoni ma senza dare loro alcuna prospettiva
Giuseppe Caputo, associazione Altrodiritto conferma le condizioni denunciate dai detenuti nella lettera esposto: “Condizioni invivibili, E sulle attività dentro e fuori dal carcere dice: