SCANDICCI – Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil chiedono l’apertura di un tavolo con Regione Toscana e Confindustria Moda sulla vicenda dello stabilimento Hugo Boss di Scandicci (Firenze) con 22 addetti, di cui l’azienda ieri ha annunciato la chiusura. Domani pomeriggio è previsto un incontro in videoconferenza tra azienda e sindacati, mentre oggi i lavoratori hanno dato vita a un presidio davanti ai cancelli della fabbrica, dedicata a modelleria, prototipia e sviluppo del prodotto per pelletteria e calzature donna. Presente anche il sindaco Sandro Fallani.
L’azienda, secondo quanto reso noto dai sindacati, intende delocalizzare le lavorazioni di Scandicci in Asia (pelletteria) e in Portogallo (calzature donna), affermando che sui mercati di riferimento non ci sarebbe più interesse per Made in Italy.
“Questa affermazione è falsa, grave e inaccettabile, e nasconde solo un’operazione speculativa”, attaccano le organizzazioni, secondo cui Hugo Boss è “il primo grande brand di moda che se ne va da Scandicci, anziché arrivarci”, pert cui “la questione interroga, oltre che il mondo del lavoro, anche quello delle imprese e delle e istituzioni: mentre altri brand investono da noi, questo è uno schiaffo a Scandicci e al polo toscano della pelletteria”.
“Secondo l’azienda il mercato non richiederebbe più l’alta qualità garantita dalle produzioni Made in Italy elaborate a Scandicci” denuncia Novaradio Massimo Bollini, Filctem Cgil: “Un’idea sbagliata e un messaggio pericoloso per tutto il distretto. Anche Confidustria Moda si mobiliti per difendere i 22 lavoratori”.
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