TOSCANA -Dopo i rumors dei giorni scorsi, ier il comunicato congiunto ufficiale Mef-Unicredit: la trattativa per l’acquisizione di Mps è interrotta. “Troppo oneroso” per i contribuenti italiani il prezzo da pagare tra ricapitalizzazioni e incentivi, ossia troppo esose le condizioni poste da Unicredit per acquisire la banca senese. Le cifre sono sempre ufficiose, ma si è giunti a parlare di una cifra pari a 7-9 miliardi di euro, cui aggiungere le resistenze alla proposta di “spezzatino” (sì al marchio e agli sportelli del centro nord Italia, no agli altri sportelli e alle società collegate, oltreché dei crediti deteriorati) e l’allarme dei sindacati per le migliaia di esuberi previsti (dai 5/7 mila a 12 mila secondo le diverse indiscrezioni).
Si chiude così una telenovela andata avanti per mesi, tra tira e molla che alla fine hanno fatto spezzare la corda. Soddisfatto il Pd, che con Enrico Letta, fresco di elezione nel collegio uninominale della Camera a Siena afferma: “Bene ha fattoil governo, Unicredit pensava ad una svendita di Mps”. Anche il governatore Giani si dice soddisfatto e fiducioso che “i dati positivi di gestione” dell’ultimo anno e i prossimi mesi possano portare ad una differente soluzione – ossia un nuovo acquirente – che possa garantire il mantenimento del marchio e la tutela dell’occupazione.
Rimane nell’incertezza il futuro che aspetta la più antica banca d’Europa. Ora si guarda al governo ma soprattutto all’Europa: Bruxellese imponeva che lo Stato italiano cedesse il suo 64% del capitale entro fine anno, ora si spera in una proroga da parte dell’Ue del termine al 2022, dando così più tempo per trovare un nuovo acquirente. Daniele Quiriconi, segretario Fisac Cgil Toscana, che non nasconde come il piano Unicredit non sia mai piaciuto al sindacato: “Sarebbe stato difficile giustificare davanti all’UE quei 7-9 miliardi di costo dell’operazione, praticamente un aiuto di stato a Unicredit” dichiara aggiungendo: “Ora il governo ricapitalizzi l’azienda e chieda più tempo all’UE: è avvenuto anche altre volte, non credo sarà un problema, potrebbero esserci altri soggetti interessati”.
Intanto stamani però il mercato punisce il fallimento delle trattativa: dopo gli scossoni dell’avvio di seduta , il titolo della banca senese resta volatile e mostra ampie oscillazioni, cedendo il 4,8% a 1,02 euro, dopo essere risalito fino a -3,9%, mentre quello di Unicredit cede l’1,3% a 11,38 euro. Sprofondano i quattro bond subordinati emessi da Mps, per un controvalore complessivo di 1,75 miliardi di euro. I titoli cedono tra il 13% e il 19,4% sui timori di un burden sharing nel caso in cui il Monte, in mancanza di investitoti disponibili a sottoscrivere l’aumento con lo Stato, dovesse essere messo in sicurezza con una ricapitalizzazione precauzionale e non a condizioni di mercato. Il bond da 750 milioni con scadenza 2028 perde il 16,8%, quello da 300 milioni con scadenza nel 2029 arretra del 13%, quello da 400 milioni con scadenza 2030 sprofonda del 19,4% e quello da 300 milioni con scadenza 2030 del 18,9%.