TOSCANA – A pochi giorni dalla sentenza del Tribunale di Firenze che ha cancellato la procedura di licenziamento per i 422 operai Gkn e ha aperto una nuova prospettiva per un intervento normativo sulle delocalizzazioni, ancora non è chiaro quale possa essere il frutto del dibattito interno alla maggioranza di governo. La bozza Orlando-Todde, per quanto lontana dalle proposte emerse dalla proposta elaborata da Collettivo di fabbrica e Giuristi democratici, stenta a vedere la luce per le resistenze della Lega (e non solo).
oggi il ministro allo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, principale esponente dell’area filo-confidustriale leghista ha fatto capire con alcune dichiarazioni al Tirreno che idea ha per il futuro dello stabilimento campigiano: “Il governo con un investitore privato è disponibile a fare la sua parte con quello che serve a sostegno dei lavoratori e per una produzione che funziona e crea sviluppo e crescita”. “Non credo francamente che con le regole e le leggi si possa orientare il mercato o costringere a scelte che non hanno un futuro” ha aggiunto il ministro. “Servono imprenditori coraggiosi pronti a investire in un settore che funziona” aggiunge Giorgetti, secondo cui dall’altro lato “sarebbe auspicabile che i lavoratori prendessero consapevolezza che possono intraprendere anche nuovi percorsi”.
Di “nuovi percorsi” non ne vogliono sentir parlare affatto però gli operai che oltre 2 mesi occupano in presidio la fabbrica per impedire che chiudesse, e che nei giorni scorsi hanno ottenuto il primo risultato con l’annullamento della procedura di licenziamento collettivo. Anzi, la loro idea è proprio l’opposto, ossia poter riavviare la produzione in fabbrica: “Confermiamo di poter far ripartire la fabbrica più e meglio di prima”. Come? A spiegarlo è un documento è redatto da un gruppo di giovani ingegneri e ricercatori universitari che hanno elaborato possibili piani di miglioramento e di sviluppo. La loro analisi della situazione aziendale è cruda: la Gkn campigiana è ben lungi dall’essere “altamente automatizzata e punto di riferimento per l’industria 4.0” come procalamava il management che nel frattampo lavorava allo smantellamento della fabbrica. “Gli investimenti – sentenziano il pool di ingegneri – sono stati fatti in modo assolutamente non ponderato, in una serie di interventi sulle celle di produzione che hanno un sapore pubblicitario invece che di efficientamento produttivo”. “La sensazione – aggiungono – è che ci sia stata una pianificazione scientifica, e criminale, della sua inefficienza, per fornire alla direzione aziendale delle scuse da accampare nel giustificare la chiusura dello stabilimento”.
Una azienda quindi da rottamare? Affatto, spiegano gli esperti consultati dagli operai: “In caso di un via libera alla ripresa della produzione, esistono le condizioni per una seria e metodica ristrutturazione della linea per abbracciare i principi dell’industria 4.0, per coglierne tutti i vantaggi: migliori condizioni di lavoro, maggiore sicurezza, maggiore efficienza, e un aumento dei posti di lavoro. Questa – aggiungono – deve avvenire secondo una visione corretta: macchine al servizio dell’uomo che aiutano l’operaio a svolgere meglio il suo lavoro e non lo sostituiscono, e danno alcuini suggerimenti pratici su dove intervenire: tra questi, interventi di ecosostenibilità sullo stabilimento (pannellatura fotovoltaica di tutto il tetto e della pensilina antistante), riconversione di prodotto con la produzione anche di semiassi per mezzi di trasporto pubblici. In prospettiva, c’ poi da lavorare sul potenziamento del reparto costruzione macchinari interno all’azienda con l’obiettivo di farne un centro propulsore di una innovazione 4.0 socialmente sostenibile per i territorio, e creare un centro di formazione e progettazione integrato con il sistema universitario dove la ricerca pubblica possa sviluppare brevetti e soluzioni in sinergia con la sperimentazione pratica della produzione in fabbrica.
“La palla passa alla politica ora, noi le idee le abbiamo” ribadisce il Collettivo di Fabbrica: “Che ne pensa la regione Toscana e il presidente Giani? Quando volete, siamo qui ai cancelli di GKN, pronti al confronto”.