ROMA – Il Consiglio di Stato ha rigettato la richiesta di sospensiva della decisione con cui il 26 marzo scorso il TAR del Lazio che ha stabilito l’illegittimità della chiusura delle scuole in zona rossa e, anche alla luce del mutato orientamento che emerge dal nuovo Dpcm – ha ribadito che le questioni oggetto del ricorso presentato da alcuni comitati tra cui quello fiorentino “Ri(n)corriamo la scuola” saranno esaminate il 22 aprile prossimo.
E’ questo, in estrema sintesi, il senso di due decreti monocratici emessi oggi dall’organo di secondo grado della giustizia amministrativa: un’altra buona notizia vittoria per i comitati ricorrenti, dopo che il TAR in primo grado aveva sospeso l’efficacia del dpcm marzo che disponeva la didattica a distanza in tutte le scuole delle Regioni in ‘zona rossa’, giudicandolo non sufficientemente fondato su solide basi scientifiche, e aveva stabilito che il governo rivedesse il contenuto dei suoi provvedimenti entro il 2 aprile.
Una revisione che, nei fatti, è arrivata con l’ultimo “decreto covid”, con cui il governo Draghi ha previsto una allentamento delle restrizioni, prevedendo il ritorno della didattica in classe per tutti i ragazzi almeno fino alla 1/a media. I comitati però non basta, e nel ricorso la richiesta è quella di riaprire alla didattica ain presenza a tutte le scuole di ogni ordine e grado. “Ci aspettiamo – spiega l’avvocata Iris Vaiarini, tra coloro che hanno sostenuto il ricorso che sia confermato il principio espresso con estrema chiarezza dal TAR: il diritto all’istruzione è un diritto fondamentale, e non può essere compresso se non sulla base di motivazioni scientifiche, non in base al solo principio di precauzione”
Proprio prendendo atto che “con decreto legge in corso di pubblicazione, sembrerebbe che la materia sia stata affrontata, e in parte disciplinata, diversamente rispetto alla decretazione qui contestata”, il Consiglio di Stato afferma che “è potere-dovere del giudice di assicurare che dette scelte siano adottate in modo trasparente e in coerenza con le risultanze dei dati scientifici, modificandole ovvero motivando con argomenti non contraddittori l’impatto della eventuale riapertura della istruzione in presenza sulla ulteriore diffusione del contagio“. Dunque sulla questione un esame è opportuno, proprio per valutare – come chiedono i comitati – se le misure di chiusura delle scuole prese siano coerenti con le prove scientifiche a disposizione.