PRATO – La protesta dei lavoratori della Texprint di Prato e del sindacato Sì Cobas si è spostata dal Macrolotto 2, sede della stamperia per tessuti di proprietà cinese, al centro storico, in via Garibaldi, davanti al negozio dello store di abbigliamento Dixie. Il marchio di vestiti, infatti, utilizza i tessuti stampati dall’azienda pratese per confezionare gli abiti.
La protesta era stata preannunciata stamani ai microfoni di Novaradio da Sara Caudiero dei Sì Cobas, com risposta alle tensioni e alle cariche della polizia avvenute ieri davanti alla fabbrica, quando gli agenti di polizia e carabinieri sono intervenuti contro gli operai che cercavano di impedire l’ingresso dei camion nell’azienda. La protesta alla Texprint, che coinvolge 30 dei 70 dipendenti, va avanti da quasi due mesi con un presidio permanente: tra le richieste, spiega ancora Caudiero “il riconoscimento di diritti basilari, come la settimana lavorativa di 40 ore su 5 giorni, anziché 12 ore su sette”
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Il sindacato e i manifestanti pakistani, una quindicina questo pomeriggio, hanno deciso di estendere la loro protesta “anche a chi dà lavoro a questa azienda”. Le commesse del negozio, stupite, hanno chiesto ai manifestanti come mai stazionassero davanti al negozio, preoccupate che i clienti non potessero entrare. “Abbiamo scritto a tutti i clienti della Texprint per informarli delle condizioni in cui lavorano gli operai: 12 ore al giorno per sette giorni a settimana.
Per i committenti – spiega Luca Toscano, coordinatore di Sì Cobas Firenze e Prato – c’è la responsabilità solidale. Non si possono nascondere dietro la scusa dei rapporti commerciali, questa storia l’abbiamo già vista con la Nike che sfruttava i bambini per costruire i palloni. La legge è molto chiara e non lascia appello: sono responsabili anche loro”.