ANGHIARI – “Siamo quel che mangiamo”: adagio tanto noto quanto abusato. Ma sappiamo di cosa effettivamente ci nutriamo? In tempi di globalizzazione dei commerci, si fatica spesso a riconoscere “cosa” e “da dove” arriva sulla nostra tavola nella grande distribuzione, ma si assiste anche alla sempre più determinata ricerca verso il prodotto tipico, di qualità, a “filiera corta”. Alimentazione, territorio, cultura: sono appunto questi i temi al centro di “Razzi”, il nuovo spettacolo in scena ad Anghiari (Arezzo) in scena dal 10 al 19 agosto per l’edizione 2014 di “Tovaglia a Quadri”. Torna così anche quest’anno (siamo orma alla 19/a edizione) la particolarissima esperienza di il teatro-culinario “dal basso”: una compagnia di attori-cittadini, una cena-spettacolo tra le tavole imbandite in cui siedono gli spettatori, le diverse scene scandite dal susseguirsi delle portate.
Il tema agreste del spettacolo è richiamato nel titolo stesso, come da tradizione firmato dalla coppia “di ferro” dei registi Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini: I “Razzi”, in dialetto aretino sono infatti gli animali da cortile. Suoni, odori, presenze un tempo così familiari nelle campane nostrane, ed ora invece così lontane, e quasi inquietanti: scompaiono alla nostra vista nelle asettiche confezioni dei supermarket, diventano trofei, simboli e bandiere delle battaglie tra cacciatori e animalisti, carnivori e vegani. Da loro si dipana l’azione scenica, i quadri sempre a metà tra il serio e faceto, comicità vernacolare e richiami nostalgici. Tra le novità di quest’anno alcune soluzioni scenografiche suggerite dettate dalla sceneggiatura, che popolano “animalescamente” il palco. “Una scelta rischiosa, a lungo meditata e discussa – spiega Andrea Merendelli – che però il pubblico sembra aver apprezzato”. Altra novità la presenza per la prima volta, accanto alla ormai consolidata compagine di attori non professionisti, di “ospite” recitante: lo scrittore e regista teatrale Giuseppe Di Leva, anghiarese di adozione, che si presta in un cammeo. In piena linea con la tradizione il menù della cena, organizzata in collaborazione con Coldiretti e tutto a base di ricette e prodotti locali: dai crostini di razzi ai cantucci d’Anghiari.
Come sempre, la vicenda scenica è condita da tanti riferimenti a storia e personaggi locali: dai “mercati delle bestie” ad altri “razzi”, quelli dei bombardamenti del Secondo Conflitto Mondiale che spazzano via tutto. Ecco dunque, sullo sfondo dello spettacolo, la scomparsa del sistema mezzadrile del secondo dopoguerra e la trasformazione delle campagne della Valtiberina: la mutazione della stessa “razza” contadina. Fedele alla sua formula, in “Tovaglia a Quadri” storia e le tradizioni del territorio, sono sì rievocazione e mantenimento della memoria storica, ma anche spunto e occasione per un riflessione su temi di stretta attualità: la difesa delle colture locali come salvaguardia della cultura locale, la promozione dei prodotti tipici e del rapporto con la terra contro i rischi dell’agricoltura globalizzata. Una riflessione che non solo richiama l’imminente Expo di Milano dedicato a come “Nutrire il pianeta” e mai come quest’anno dal senso “meta-teatrale”. Perché “Tovaglia a Quadri” è anche questo: un teatro “a chilometro zero”, a presidio di un territorio e della sua identità collettiva.