TOSCANA – L’indice Istat della produzione industriale nel settore della pelletteria fa segnare un -46,4% nei primi 5 mesi del 2020 rispetto all’anno passato: secondo i dati resi noti oggi da Assopellettieri agli Stati Generali della pelletteria italiana in corso a Firenze, anche a maggio, con la riapertura delle fabbriche, l’indice ha registrato un -50,7%.
Per l’associazione si tratta del “segno inequivocabile che i livelli di attività restano ancora decisamente al di sotto della norma. Lo shock, purtroppo, non verrà riassorbito in tempi rapidi, determinando una severa selezione tra le aziende”.
La pandemia ha penalizzato fortemente l’export (-28% in valore nel primo quadrimestre, con un -57,6% per marzo-aprile), con una flessione che ha interessato tutte le tipologie merceologiche: le borse, che incidono per il 65% sul fatturato estero, mostrano cali del -24% in valore; le valigie di quasi il -30%; ancora peggio i trend di cinture (-35,4%) e piccola pelletteria (-37,6%).
I dati Inps indicano un forte ricorso alla Cig nel bimestre aprile-maggio, con 31,5 milioni di ore autorizzate (+2.437% sul 2019): la Toscana (8,7 mln di ore autorizzate in 5 mesi) presenta l’incremento più rilevante.
Dati diversi ma comunque drammatici quelli presentati nel Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo, secondo cui nel primo trimestre 2020 il distratto della pelle ha visto un calo del 23% della sua produzione.
In totale i distretti e i poli tecnologici toscani hanno prodotto 5,1 miliardi di esportazioni, in calo del -3,6% rispetto all’anno precedente. Tra gli altri settori in arretramento l’oreficeria (-14%), e il tessile (-11%), mentre un aumento è registrato dai vini dei colli fiorentini e senesi (+13%) e dal distretto del cartario di Lucca (+8,4%). “Un recupero rispetto al mese precedente – segala il report – anche se i livelli di attività restano inferiori alla norma”.