PISA – “C’erano tutte le condizioni perché le indagini sulla morte di Emanuele Scieri venissero chiuse 20 anni fa”. E che intorno alla morte del parà della Folgore trovato cadavere nella caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999 ci fosse qualcosa di poco chiaro, poteva essere scoperto molti, molti anni fa.
Lo dichiara a Novaradio Sofia Amoddio, ex parlamentare Pd e dal 2015 al 2017 presidente della commissione parlamentare di inchiesta che ha tenacemente indagato su quella morte, fino a produrre un complesso di nuovi elementi che hanno indotto la procura di Pisa a riaprire le indagini concluse ieri con la formalizzazione delle accuse per 5 persone: tre ex commilitoni, Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico, i “nonni” ritenuti autori materiali delle brutale aggressione costata la vita ad Emanuele, l‘allora comandante della Gamerra Enrico Celentano e l’aiutante maggiore Salvatore Romondia.
“Oggi – ha detto stamani ai nostri microfoni – scopriamo dalle carte della Procura di Pisa che dai tabulati, presenti anche allora, che Salvatore Remondia un’ora dopo la scoperta del corpo di Scieri telefonò a casa del caporale Alessandro Panella”, uno degli indagati per l’omicidio di Scieri: di 800 militari in forza allora alla caserma, Panella è l’unico ad essere chiamato. “E la commissione ha appurato che proprio Panella era tra più assidui e feroci autori di atti di nonnismo” aggiunge Amoddio. Allo stesso modo i tabulati collocano il comandante Celentano in caserma poche ore dopo la presunta morte di Scieri, il 13 agosto.
In base a quanto ricostruto dai pm pisano, a stroncare la vita di quel giovane che voleva fare l’avvocato fu una barbara e insensata punizione: Emanuele venne “sopreso” dai tre mentre telefonava con il cellulare in una zona appartata della caserma e venne aggredito, costretto a spogliarsi e percosso con calci e pugni. Cercando scampo dai tre, Emanuele non trovò altra via di fuga che arrampicarsi dall’esterno sulla torretta per l’asciugatura dei paracaduti, con l’idea forse di chiamare aiuto dalla cima. Ma venne inseguito (proprio da Panella), che dall’interno della torretta lo colpì violentemente sul polpaccio con un oggetto contudente, quindi lo percosse e gli schiacciò un dito, facendo perdere la presa a Emanuele. Una caduta da circa 10 metri di altezza che, hanno appurato gli ultimi esami, provocò la morte pressoché istantanea di Emanuele. Anche per questo la procura di Pisa contesta ai tre ex caporali i “futili e abbietti motivi”.
L’ex parlamentare saluta con grande soddisfazione il risultato delle indagini della procura di Pisa: “E’ l’epilogo di un grande lavoro consegnato alla magistratura, ringrazio il procuratore capo Alessandro Crimi, il pm Sisto Ristuccia, oltre alle forze di polizia, per aver creduto nel lavoro svolto dalla commissione parlamentare: un elemento enorme di fiducia delle istituzioni, in cui la famiglia di Emanuele hanno sempre creduto”.
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