TOSCANA – Si riaccende lo scontro tra il presidente regionale Enrico Rossi sull’intramoenia. Vecchio pallino di Rossi – che più volte ha espresso l’intenzione di limitarla – la questione è tornata all’ordine del giorno dopoché l’ordinanza del governatore sulla riorganizzazione sanitaria nella “fase 2” ha previsto che la libera professione medica in ambito pubblico venga sospesa fino a che i volumi delle prestazioni “arretrate” – accumulatesi nei 2 mesi di lockdown – vengano smaltiti sotto una certa soglia (quando il tempo di attesa per le prestazioni ambulatoriali istituzionali programmate non sia superiore a 15 giorni e 30 per la diagnostica).
Una proposta considerata irricevibile dall’intersindacale medica, ma mal digerita anche da gran parte della maggioranza in Consiglio regionale dello stesso Rossi, con il capogruppo dem Leonardo Marras e la segretaria toscana del Pd, Bonafé impegnata in una non semplice mediazione, Domani è previsto un nuovo confronto. “Le intramoenia rappresentano un esigua minoranza delle prestazioni sanitarie – dice Carlo Palermo, segretario Anaao Assomed – ma in alcuni settori, come ad esempio la ginecologia, sono molto rilevanti. Si tratta di rispettare un diritto fondamentale, quello alla libertà di cura dei pazienti, oltre che il diritto dei medici di veder rispettata la legge i contratti”.
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Dopo le celebrazioni nella dolorosa Fase 1, torniamo ad essere “macchine da produzione”. “Da anni la politica regionale ci addita ingiustamente come responsabili delle liste di attesa” lamenta l’Ordine dei medici della provincia di Firenze. La libera professione, ricorda l’Ordine, “si svolge oltre l’orario di lavoro stabilito, negli ambulatori istituzionali e con il rispetto dei limiti quantitativi, cioè non superiore al 50% dell’attività prestata nelle ore di servizio. Le liste di attesa non possono essere imputate a chi rispetta le norme, ma a chi organizza il sistema sanitario regionale”. La libera professione “è un diritto anche per i cittadini” che devono “poter scegliere medico e luogo di cura”. Il presidente Rossi, lamentano i sindacati Anaao, Cimo, Aaroi, Fassid, Fesmed, Cgil, Cisl, Fvm, Fials, Uil, “ha sbagliato bersaglio. Dà uno schiaffo a chi ha il rapporto esclusivo col sistema sanitario pubblico”.