TOSCANA – “Un primo timido segnale, segno delle azioni di restringimento e quarantena attuate in modo spero finalmente diffuso e serio. Dovremo continuare a subire questa medicina amara, e per vedere i risultati reali dovremo aspettare almeno tutta questa settimana” per capire se il trend di questi giorni si confermerà.
Così Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienza biomediche per la salute dell’Università Statale di Milano, stamani ai microfoni di Novaradio commenta gli ultimi dati nazionali, con il calo per il secondo giorno consecutivo del numero dei decessi giornalieri, e la conferma del trend di “rallentamento” ormai in atto da 5 giorni dei nuovi contagiati. Per il futuro, avverte, dobbiamo aspettarci ancora molti casi per aprile e maggio: “Rivedremo la luce in fondo al tunnel non prima di giugno, con possibile rischio di una successiva ondata” o meglio “una sommatoria di picchi”.
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Nel frattempo, aggiunge, è essenziale il rispetto delle regole, così come ogni iniziativa che aiuta a capire la diffusione del virus nella nostra popolazione (secondo le ultime stime, le persone asitontomatiche potrebbero essere fino a 10 volte tanto gli oltre 60 mila casi finora accertati, ndr), e tra queste anche la campagna di screening sierologico che la Regione Toscana fa partire da oggi, su un campione iniziale di 25.000 tra medici e sanitari ospedalieri. Il test, che si effettua con un prelievo del sangue, dà risultati in tempi brevi ma presenta anche inconvenienti – in particolare il rischio di molti “falsi negativi” e quindi sottostima del contagio: “Non servirà tanto a capire la positività o meno del singolo medico o infermiere – spiega Pregliasco – ma a definire un dato aggregato, se il campione sarà abbastanza vasto, e ci servirà a far proiezioni soprattutto sulla diffusione e la dimensione soprattutto dei casi più gravi e comprendere il quadro attuale”.
Assai prudente invece la valutazione di Pregliasco riguardo all’Avigan, il farmaco anti-influenzale giapponese che si sta usando in Cina e di cui l’Aifa ha autorizzato la sperimentazione in Italia, e che sarà impiegato anche in Toscana: “Ci sono poche evidenze scientifiche al momento. L’unico rimedio – ribadisce – è la messa a punto di un vaccino, ma ci vorranno molti, molti, mesi”.