FIRENZE – Una raccolta di testi, scritti subito dopo la fine della guerra dai deportati italiani, accomunati da una sola esigenza: raccontare l’orrore dei campi.
Si intitola “Tornare, mangiare, raccontare. I primi scritti della deportazione italiana 1944-1947” la mostra a cura di Marta Baiardi organizzata in occasione della Giornata della Memoria 2020 dalla BNCF insieme all’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in Toscana.
L’esposizione si inaugura domani alle 17 in sala Galileo della Biblioteca Nazionale e sarà visibile fino al 31 gennaio. In mostra le opere della deportazione razziale e politica italiana del primo dopoguerra: poche decine di testi che ebbero all’epoca scarsa circolazione e ancor meno fortuna, editi da case editrici effimere e del tutto periferiche. Celebri i casi come quello di De Silva che nel 1947 pubblica “Se questo è un uomo” di Primo Levi, rifiutato dalla Einaudi, o della romana OET che pubblica nel 1945 “16 ottobre 1943” di Giacomo Debenedetti.
Giovedì 23 gennaio alle ore 17 in Sala Michelangelo presentazione del volume Il coraggio di una scelta. Diario di prigionia di un soldato in Germania (1943-1945) di Franco Ingenito. Giovanissimo soldato di Napoli (1923) Ingenito, all’età di 20 anni fu catturato ad Atene l’8 settembre 1943, e deportato in vari lager tedeschi, da Wietzendorf a Schneverdingen.
“Per questi autori, tutti diversi tra loro, il bisogno di raccontare il trauma della deportazione diventa primario”, spiega Marta Baiardi ai microfoni di Novaradio. >> Ascolta l’intervista <<