FIRENZE – Un persona arrestata e 5 ai domiciliari per un presunto traffico di rifiuti tessili prodotti da manifatture cinesi delle province di Prato e Pistoia e illecitamente destinati in varie regioni italiane e in Africa: sono i provvedimenti in corso di esecuzione dell’inchiesta coordinata dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e dalla Dia di Firenze. Destinatari delle misure cautelari sono 4 imprenditori di nazionalità italiana e 2 cinesi. Altre 10 persone risultano indagate.
L’indagine è partita dalla segnalazione della polizia municipale di Prato da cui è emerso che non solo gli incaricati del ritiro non erano iscritti all’Albo nazionale dei gestori ambientali ma che ci sarebbe stata una vera e propria organizzazione dedita alla gestione illecita di rifiuti anche a scapito dei titolari delle aziende cinesi che sostenevano comunque dei costi per il regolare smaltimento.
I trasporti venivano effettuati da soggetti che si avvalevano di false iscrizioni all’Albo dei gestori ambientali. I sacchi neri contenenti gli scarti tessili sarebbero stati poi conferiti in impianti di recupero fittizi, dove, invece di essere sottoposti ai trattamenti previsti dalla legge, venivano semplicemente privati dell’involucro originario, e talvolta abbandonati in capannoni in disuso in varie regioni del Nord e centro Italia, spesso all’insaputa dei proprietari.