FIRENZE – Avrebbe fondato cooperative intestate a nullatenenti per evadere le tasse. Queste le accuse rivolte a Stefano Mugnaini, titolare di un consorzio di gestione di centri di accoglienza migranti arrestato oggi da guardia di finanza e carabinieri.
Insieme all’imprenditore, 44 anni, residente a Capraia e Limite (Firenze) e titolare della Multicons scarl con sede a Montelupo Fiorentino, sono indagate altre 8 persone. Mugnaini, scrive il gip Angelo Pezzuti nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva creato “un’organizzazione piramidale finalizzata a frodare l’imposta sul valore aggiunto, e se del caso anche le altre imposte”.
Secondo quanto spiegato dai finanzieri in una nota l’imprenditore avrebbe “evaso 3 milioni di euro nel periodo 2012-2017, attraverso l’emissione di fatture false per circa 17 milioni di euro”. Gdf e carabinieri hanno dato esecuzione anche a un provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di denaro e beni fino alla concorrenza di circa 3 milioni di euro: in particolare si tratta di 3 case, tra cui una residenza estiva e diversi conti correnti “le cui disponibilità finanziarie sono in corso di accertamento”.
Tra le cooperative del consorzio finite al centro delle indagini, la Azzurra Empolese, Valdelasa Logistica, Az Total, Servizi Toscana, Tosco Side e Terre d’Arno, molte con sede nello stesso capannone, un immobile adibito a magazzino di fronte alla sede della Multicons a Montelupo. Tra le prove raccolte a carico di Mugnaini, anche alcune conversazioni registrate all’interno dei locali della Multicons da uno dei suoi collaboratori.
Le indagini di natura fiscale che hanno portato all’arresto sarebbero scaturite da accertamenti su presunte irregolarità nella gestione dei centri di accoglienza per migranti. Stefano Mugnaini, difeso dall’avvocato Sigfrido Fenyes, è attualmente sotto processo a Firenze con l’accusa di aver aggredito due migranti nel suo ufficio il 12 febbraio 2016: li avrebbe picchiati con un manico di scopa, uno perché avrebbe contravvenuto a regolare della struttura e l’altro per aver filmato la ‘punizione’ col cellulare.