FIRENZE – “Vorremmo che Lorenzo fosse ricordato nella sua interezza e radicalità, non soltanto come martire, ma per le sue scelte e per le sue idee, e che quanto ha fatto possa essere d’esempio. E spero che rimangano dei segni visibili nella città Firenze e nelle esperienze di ognuno di noi”. A parlare è Alessandro Orsetti, padre di Lorenzo, il 33enne fiorentino combattente con le milizie curde ucciso in Siria a Baghuz da miliziani dell’Isis: insieme alla moglie, alla figlia e ai familiari più stretti ha voluto ringraziare chi è stato loro vicino e ha fornito ulteriori aggiornamenti sulla vicenda.
Alessandro Orsetti ha riferito che la Farnesina ha confermato che il corpo del figlio è stato recuperato, ed è custodito in un ospedale nel Kurdistan iracheno. “Ringrazio i miliziani curdi” ha detto, aggiungendo: “Lorenzo avrebbe voluto essere sepolto nel cimitero dei martiri curdi, ma ha lasciato a noi la scelta. Come genitore vorrei un corpo su cui piangere. Prenderemo una decisione nelle prossime ore”.
Prima però Orsetti ha voluto sottolineare l’importanza del senso profondo della decisione di Lorenzo. La sua scelta di combattere in Siria, ha detto “ci ha riempito d’orgoglio, perché abbiamo sentito che era importante per lui e per questo momento della nostra società, non solo per i curdi”.”Chi lo vede semplicemente come un crociato che è andato a combattere l’Isis, lo prenda così – ha detto – chi vuole mettere di più e riconoscere la rivoluzione del progetto del Rojava e del Kurdista meglio, chi lo vole prendere anche come stimolo per noi in Italia a riscoprire i valori della solidarietà, della lotta, dell’impegno, ancora meglio”.
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Nel frattempo si moltiplicano le iniziative in ricordo di Lorenzo: il 31 marzo prossimo la comunità curda toscana organizza una manifestazione nazionale a Firenze in memoria del ragazzo e a sostegno del popolo curdo, mentre a livello nazionale è partita una petizione per intitolare a Orsetti una piazza o una via. “Sono gesti di cui siamo felici, l’importante è che non siano fini a se stessi e che passi il messaggio che Lorenzo ha voluto trasmettere con la sua scelta” ha detto ancora il padre del giovane. “C’è un clima che sinceramente non condivido molto: da un lato si sbandiera la lotta contro l’Isis, poi quando tornano questi ragazzi vanno a processo. Vorrei potessimo riscoprire questi ragazzi come parte della nostra comunità, del popolo italiano”, ha aggiunto il padre del 33enne “Sono degli eroi, non sono da processare, è vergognoso”, ha sottolineato la madre Annalisa.