LIVORNO – Ancora ‘ndrangheta in Toscana, e la sua capacità di infiltrarsi anche nelle istituzioni, con l’ultima inchiesta della procura di Livorno che ha portato in carcere il vice prefetto reggente l’ufficio della prefettura dell’isola d’Elba, Giovanni Daveti, e Giuseppe Belfiore, più volte arrestato per associazione di stampo mafioso ed esponente di spicco di un clan della ‘ndrangheta mandante dell’omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia.
Secondo l’accusa, i due sarebbero stati i punti di riferimento di un’associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali e altri gravi reati, come porto abusivo di esplosivi, contrabbando di sigarette, evasione del pagamento delle accise sugli alcolici. Per altre 7 persone sono scattati gli arresti domiciliari.
Pesanti le contestazioni mosse a carico di Giovanni Daveti: secondo l’inchiesta ‘inchiesta coordinata dal procuratore capo livornese Squillace Greco e condotta dalla Guardia di Finanza, il viceprefetto ritenendosi vittima di una truffa immobiliare, avrebbe pianificato con un amico livornese una ‘vendetta’, dando incarico a un complice di reperire dell’esplosivo da usare contro la vettura di famiglia del presunto truffatore. Gli ordigni furono intercettati dalla gdf il 16 novembre vicino al porto livornese in un’auto con a bordo uno degli indagati, arrestato e ancora ai domiciliari: 4 cariche confezionate in modo da essere fatte brillare a distanza con un telecomando.
In tutto le persone coinvolte nell’indagine sono un trentina: decine di perquisizioni sono in corso da stamani nelle province di Livorno, Pistoia, Pisa e altre 10 province, da Torino a Lecce.