TOSCANA – “Scendere in piazza per l’emergenza rifiuti? Una ricostruzione giornalistica eccessiva, quello che chiediamo al presidente Rossi è che il nuovo piano contenga le soluzioni e le alternative al termovalorizzatore di Case Passerini”. Il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, stamani ai microfoni di Novaradio all’indomani dell’incontro avuto assieme al collega di Firenze Dario Nardella con il presidente toscano Rossi dopo la sentenza del Consiglio di Stato, sembra aprire uno spiraglio al dialogo al piano regionale che il governatore vorrebbe con meno discariche e senza l’impianto di Case Passerini.
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“Non ci impicchiamo a Case Passerini” afferma, e se non arriva a definire “archiviato definitivamente” il progetto, non appare neppure propenso a seguire la strada indicata dal suo collega Dario Nardella, dalla MetroCittà, dall’Ato Toscana Centro e dal consorzio Q-Thermo che solo due giorni fa hanno chiesto di andare avanti con i lavori di Case Passerini, realizzando “contestualmente” anche il Parco della Piana come chiede anche l’ultima sentenza. Soprattutto, il sindaco pratese sottolinea che “non c’è un emergenza rifiuti a breve”: e sebbene ricordi la necessità di trovare una soluzione a “quel 30% di residuo che dopo la differenziata comunque rimane da smaltire”, prende le distanze da Firenze segnalando che Prato la sua parte la sta facendo con il 71% di differenziata. E si distanzia dagli irriducibili dell’incenerimento: “Siamo pronti a valutare il piano rifiuti della Regione, a patto che contenga le garanzie sui tempi e costi che permettano alla Toscana di non incorrere in un’emergenza smaltimento rifiuti né un aggravio eccessivo di costi”.
“Non provino a far ricadere i costi dello smaltimento dei rifiuti sui cittadini” avverte l’avvocato Claudio Tamburini, il legale che ha assistito i comitati nella battaglia legale: “I costi per i residenti della Toscana centrale, 176 euro procapite, son già alle stelle – afferma – laddove dove si ricicla davvero, come ad esempio a Treviso, i costi sono enormemente inferiori”. “La colpa – aggiunge – è di quella classe politica e manageriale della Città Metropolitana e di Quadrigfoglio-Alia che ha perseguito la strategia dell’incenerimento senza mai preoccuparsi di incentivare differenziata e riciclo, e che ora dopo l’ennesima sconfitta e danni economici generati farebbe bene a dimettersi”.
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