FIRENZE – Non son passate nemmeno 24 ore da quando il professor Giuseppe Conte, , è stato indicato dai leader di M5s e Lega, Di Maio e Salvini, come possibile presidente del consiglio, che il docente di diritto privato all’Università di Firenze è già al centro di infuocate polemiche.
Un primo fronte di critiche sono arrivate dalla segnalazione serie di presunte inesattezze presenti nel curriculum ufficiale di Conte, così come riportato dalla Camera dei Deputati (che lo aveva scelto mesi fa come membro del Consiglio di giustizia amministrativa): laddove si legge di “aver trascorso, ogni estate, dal 2008 al 2012, almeno un mese presso la New York University per perfezionare e aggiornare i suoi studi”, affermazione però contestata dalla portavoce della NYU, secondo cui il nome di Conte non risulta nei loro registri, né come docente né come studente. Altri segnalano l’inesistenza dell’ “International Kulturinstitute” di Vienna presso cui Conte avrebbe studiato (esiste un Kulturinstitute Internationales, che è una scuola di lingue), così come non sarebbe mai stato membro del “Social Justice group istituito presso l’Unione Europea’ (che non esiste) né del collettivo ‘Social Justice in European Private Law’.
Un altro fronte di critiche arriva dal fatto che Giuseppe Conte ha sostenuto la difesa in sede legale della famiglia della piccola Sofia, la bimba fiorentina malata di leucodistrofia metacromatica diventata un simbolo della battaglia per la libertà di cura nel quadro della vicenda sul “metodo Stamina“. I genitori avviarono una causa dopoché alla bimba, che aveva iniziato la sperimentazione consentita dal SSN presso gli Spedali Civici di Brescia, era stata sospesa la cura, rivendicando il diritto di poter proseguire una terapia che sembrava avere effetto. “I tempi della malattia di Sofia – aveva scritto nel ricorso con cui la famiglia chiedeva la ripresa della cura – e l’accelerazione da questa impressa non si confanno ai distinguo dei responsabili sanitari e ai tempi richiesti dalle verifiche giudiziarie in corso. Chiedo a tutte le Autorità e a tutti i Responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda di assumersi la responsabilità – in scienza e coscienza, e ciascuno per quanto di sua competenza – di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato”.
“Il professor Conte dimostrò una grande sensibilità alla causa di Sofia – fanno sapere oggi i genitori della piccola – perché non volle nulla in cambio, lo fece pro bono, perché penso si sentisse toccato dalla vicenda avendo anche lui un figlio più o meno della stessa età”.