TOSCANA – Le ex acciaierie Lucchini di Piombino passano in mani indiane, quelle e del colosso della siderurgia Jsw della famiglia Jindal .
E’ arrivata ieri sera da Roma la notizia che tutta Piombino aspettava da 3 mesi a questa parte, da quando i legali delle società Cevital e Jsw hanno avviato la trattative per la cessione delle ex acciaierie diventate poi Aferpi, progetto mai partito e naufragato per la mancanza di risorse della Cevital.
Il primo ad esultare è stato il ministro Carlo Calenda, che a pochi giorni – forse – dalla scadenza del suo mandato – riesce a cogliere un risultato perseguito ormai da mesi: “Finalemente Piombino è pronta a ripartire”.
In realtà la firma di ieri è solo un inizio, e dei contenuti dell’accordo tra le parti non si sa praticamente nulla: né il prezzo pattuito (tra i 60 e i 70 milioni), né l’entità del contributo e delle garanzia offerte dallo stato al rilancio industriale.
“Soprattutto poco o nulla si sa del piano industriale – sottolinea Mirko Lami, Cgil Toscana ed ex Rsu Lucchini, oggi ai microfoni di Novaradio – e dei tempi di realizzazione”. Infatti se per la ripresa del treno dei laminatoi per produrre vergelle e rotaie con i materiali semilavorati forniti dalla Jsw si potrebbe ripartire in pochi mesi, la realizzazione di uno o più forni elettrici non potrebbe avvenire prima del 2022.
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Ai tempi è legato l’altro punto cruciale quello dell’occupazione: in base ad indiscrezioni il piano Jindal prevede il recupero di 1500 dei 1950 dipendenti attualmente in forza alla Aferpi. “Gli ammortizzatori sociali scadono a fine anno e devono essere rinnovati” segnalano i sindacati: “Su questo, e sul futuro dei lavoratori dell’indotto come mense e pulizie, dovrà impegnarsi il futuro governo.”