FIRENZE – Si è aperto stamani davanti alla Corte d’assise d’appello di Firenze il processo di secondo grado contro Antonio Logli, già condannato in primo grado a 20 anni di carcere per omicidio e distruzione del cadavere della moglie Roberta Ragusa, scomparsa da San Giuliano Terme (Pisa) tra il 13 e il 14 gennaio 2012 e mai più ritrovata.
L’udienza si svolge in Camera di consiglio, a porte chiuse. Per la prima volta all’udienza è presente oggi il figlio Daniele Logli e alcuni parenti della donna scomparsa.
Ad inizio processo la corte, dopo breve camera di consiglio, ha respinto la richiesta della difesa di Logli di riaprire parte dell’istruttoria per sentire nuovi testimoni.
Il processo è ripreso con la requisitoria dell’accusa, al termine della quale il sostituto procuratore generale di Firenze Filippo Di Benedetto ha chiesto la conferma della condanna di primo grado. Logli ha ascoltato seduto e impassibile dopo aver seguito la prima parte dell’udienza in piedi.
Durante l’udienza ha preso la parola anche l’avvocato di parte civile Nicodemo Gentile, in rappresentanza dell’Associazione Penelope, che si è rivolto direttamente invitandolo a spiegare perché alle 7.30 del 14 gennaio 2012, Logli “avesse sentito la necessità di chiamare al telefono l’amante, Sara Calzolaio per dire di spegnere il telefono pubblico e lasciare acceso il telefono dedicato. Roberta Ragusa era sparita da solo mezz’ora, e poteva essersi recata da qualcuno nelle vicinanze”. Secondo quanto ipotizzato dalla parte civile, la donna sarebbe stata uccisa perché aveva scoperto l’identità dell’amante del marito.