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Politiche 2018, la “Toscana rossa” è ormai un ricordo – ASCOLTA

today06/03/2018

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TOSCANA – Uno tsunami elettorale anche nella rossa Toscana, che ormai non può più essere considerata roccaforte di sinistra e diviene contendibile dal centrodestra, e il M5s stabile con un quarto dei consensi. Il voto di domenica nella nostra registra un imponente flusso di voti in uscita dal Pd che perde 230 mila voti, ma che non viene intercettato da LeU e va invece ad appannaggio del centrodestra, ed in particolare della Lega, che conquista 350 mila consensi (ben 115 mila in più rispetto alle regionali 2015).

Il conteggio dei seggi assegnati con il voto proporzionali completa e conferma il quadro già emerso ieri dai risultati nei collegi uninominali: alla Camera la bilancia segna 16 seggi per il centrosinistra e 15 per il centrodestra, mentre al Senato il centrodestra chiude avanti, con 8 seggi contro i 7 del centrosinistra. La Lega inverte i rapporti di forza interni affermandosi come primo partito della coalizione in tutte le circoscrizioni e conquistando più seggi proporzionali di Forza Italia, e già lancia la sfida per la conquista in vista delle comunali a Firenze del 2019 e le regionali del 2020.

Alla luce del voto di domenica, la pattuglia leghista toscana può contare su 6 deputati e 3 senatori. Affermazione inaspettata anche per Fratelli d’Italia, che conquista 3 seggi alla Camera e 1 al Senato.

Il centrosinistra si lecca le ferite: il Pd passa da 23 a 16 seggi alla Camera, e da 10 a 7 al Senato.  Nei collegi uninominali, sconfitte patite contro il centrodestra si registrano soprattutto nella costa – da Massa a Grosseto, ma anche a Lucca, Prato, Pistoia, Arezzo. Nel maggioritario si salvano Matteo Renzi e un ristretto gruppo di fedelissimi – i ministri uscenti Luca Lotti e Pier Carlo Padoan, Roberto Giachetti, Rosa Maria Di Giorgi alla Camera, Dario Parrini e il viceministro Nencini al Senato. Per Liberi e Uguali è una debacle: ferma ad un deludente 4,5 che le vale un solo seggio alla Camera (erano 2 con  SEL nel 2013) e nessuno al senato.

“Elezioni storiche anche in Toscana, l’elettorato tradizionale dei partiti di sinistra è in libera uscita – conferma Lorenzo De Sio, coordinatore del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) e docente alla Luiss. “In Toscana in particolare – aggiunge – aver messo da parte alcuni valori politici tradizionali per perseguire un cambio radicale di immagine, valori e policies, ha ‘scongelato’ un elettorato tradizionalmente fedele, che si rivolge a chi risponde ai suoi timori”. >>> Ascolta l’intervista integrale

All’indomani del voto, l’analisi è ancora sui numeri: “Abbiamo preso tanti voti da parte della sinistra” commenta il segretario leghista toscano Manuel Vescovi, secondo cui “è stato posizionare la battaglia su fascismo, razzismo, battaglie ormai morte”. “Il sistema di potere del centrosinistra in Toscana è saltato, abbiamo riscritto la geografia politica della nostra terra” gli fa eco Stefano Mugnai, coordinatore toscano di Forza Italia e neoeletto alla Camera,che sul fatto che la Lega sua agli azzurri dice solo: “Si consolida una situazione che esisteva già”.

Nel Pd fa discutere il discorso in cui Matteo Renzi ha annunciato delle dimissioni, posticipandone però l’efficacia a dopo la formazione del governo e ponendo il veto su un appoggio ad un governo M5s. Non nel Pd toscano, patria del renzismo, dove c’è tanta delusione ma poca autocritica: “La Toscana è l’unica Regione in cui il centrosinistra è primo col Pd al 30%” dice il segretario dem e neosenatore Dario Parrini, che sulla scorta di quanto detto Renzi annuncia: “Entro metà marzo riuniremo la direzione regionale e a seguire l’assemblea regionale in cui prenderemo decisioni a 360 gradi”. Anche a sinistra l’ipotesi di un appoggio ai pentastellati – non esclusa a suo tempo dal candidato premier Pietro Grasso – trova l’opposizione di Enrico Rossi: “Un conto è ragionare che se presentano una legge per ristabilire l’articolo 18 la possiamo votare”, il resto “sarebbe un’operazione suicida” dice il governatore, secondo cui “bisogna costruire una sinistra basata sui valori, sui principi, sulla questione sociale”. All’orizzonte anche le elezioni amministrative, e il dilemma di un’alleanza d-LeU. “Un dialogo – avverte Alessia Petraglia, senatrice uscente di LeU – che non può ripartire da nuovi contenuti, un programma diverso e davvero condiviso e anche dalla credibilità dei candidati, che a queste elezioni è mancata”

Scritto da: Redazione Novaradio


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