FIRENZE – “E’ morto Totò Riina, il boia di via dei Georgofili che il 27 Maggio 1993 mise in atto quella che il procuratore Gabriele Chelazzi chiamò ‘La strage del 41 bis’”. Così Giovanna Maggiani Chelli, dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, ai microfoni di Novaradio commenta la morte ad 87 anni del “boss dei boss”, avvenuta la notte scorsa nel carcere di Parma.
Riina era recluso in regime di carcere duro per 26 ergastoli, tra cui quelli per le morti dei giudici Falcone e Borsellino e della strage dei Georgofili: 5 morti tra cui anche Caterina Nencioni, di soli 50 giorni di vita.
>>> Ascolta l’intervista a Giovanna Maggiani Chelli, dell’Associazione familiari delle vittime di via dei Georgofili
“Abbiamo speso 25 anni della nostra vita – ha spiegato Maggiani Chelli – a difendere il carcere duro voluto da Giovanni Falcone, convinto che fosse l’unico modo per stroncare il potere dei boss. E nonostante i ripetuti tentativi di abolirlo, dal 1993 ad oggi, Riina e la mafia per ora non ce l’hanno fatta ad abolirlo”. “Non smetteremo di farlo – ha aggiunto – né di cercare la verità. A partire da quella sulla trattativa Stato-mafia che venne intavolata proprio per ottenere l’abolizione del carcere duro”.