FIRENZE – Il Tribunale dei minori di Firenze, per la prima volta in Italia, ha riconosciuto il diritto all’adozione da parte di una coppia gay. I protagonisti della storica decisione sono due uomini italiani, attualmente residenti all’estero e i due bambini, due fratelli di 8 e 7 anni, che hanno adottato Regno Unito.
La sentenza di adozione è stata pronunciata dalla Corte britannica nel 2014, “tuttavia i bambini – spiega l’avvocato Susanna Lollini, legale di Avvocatura per i diritti LGBTI Rete Lenford che rappresentava i due padri – ogni volta che venivano in Italia a trovare i nonni, rischiavano e avrebbero continuato a rischiare di incorrere nello stato di abbandono”. Proprio per questo i due genitori si erano rivolti al tribunale dei minori, richiedendo la trascrizione anche in Italia dei provvedimenti della Corte UK, ora accordata, che vede riconosciuti ai due bambini o lo status di figli e la cittadinanza italiana.
Si tratta del primo caso in cui si riconosce ad una coppia omosessuale il diritto pieno di paternità e la sussistenza di un rapporto di filiazione anche in assenza di qualunque legame biologico con i figli adottivi. La trascrizione del riconoscimento dell’adozione è stata decisa dai giudici in base all’articolo 36 comma 4 della legge n. 184/83: la norma prevede sia valida anche in Italia un’adozione avvenuta in Paese straniero da parte di cittadini italiani che dimostrino di avervi soggiornato continuativamente e di avervi la residenza da almeno due anni e non può quindi riguardare cittadini che risiedano in Italia.
“Il Tribunale – riferisce l’Avvocatura per i diritti LGBTI – ha quindi proceduto alla verifica della conformità alla Convenzione dell’Aja della sentenza britannica con la quale era stata disposta l’adozione di due fratellini, chiarendo che la Convenzione non pone limiti allo status dei genitori adottivi, ma richiede unicamente la verifica che i futuri genitori adottivi siano qualificati e idonei all’adozione“. Un provvedimento che, si spiega, “è assolutamente aderente all’interesse dei minori”, che “vivono in una famiglia stabile, hanno relazioni parentali e amicali assolutamente positive, svolgono tutte le attività proprie della loro età”.