FIRENZE – Per anni il senatore Denis Verdini, ex coordinatore nazionale di FI e plenipotenziario toscano ha utilizzato il Credito Cooperativo Fiorentino come suo “bancomat privato” e in un suo riconosciuto centro di “potere e comando”, in deroga ad ogni regola di buona amministrazione, fino al fallimento della banca nel 2012.
Per questo i pm Turco e Mione della procura di Firenze, che indagano sul crack dell’istituto di credito di Campi Bisenzio hanno chiesto 11 anni di condanna per il senatore ora a capo di Ala: le accuse sono di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, oltre al capitolo relativo alle presunte truffe ai danni dello stato tramite la SPE, la società editoriale del Giornale della Toscana, che avrebbe indebitamente ricevuto i contributi statali pur essendo solo fittiziamente una società cooperativa.
La sentenza è prevista a fine febbraio. In totale i pm hanno chiesto condanne per 33 imputati: per i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, tra i principali beneficiari dei crediti del CCF sono stati chiesti 9 anni di condanna, e 6 anni per l’onorevole di Ala Massimo Parisi. Chiesta anche la confisca di beni per un valore complessivo equivalente a 22,9 mln di euro per due importi relativi al quadro di accuse per la presunta truffa allo Stato sui contributi all’editoria.